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NOVA SIRI – Potrebbero ricorrere tutti a riti processuali alternativi, compreso il patteggiamento, gli otto indagati di “Logout”, l’operazione dei carabinieri della Compagnia di Policoro e della Stazione di Nova Siri, nell’ambito del procedimento penale per adescamento ed abusi sessuali su di un 13enne residente nella città jonica.
I tre arresti, tutti in regime di domiciliari, sono arrivati a fine aprile dopo un’indagine meticolosa dei carabinieri di Nova Siri, agli ordini del maresciallo Michele Margherita, che hanno portato davanti al Gip fonti di prova chiare, nette e quasi inconfutabili.
Come le intercettazioni telefoniche dai contenuti squallidi e desolanti, o le geolocalizzazioni dei cellulari della vittima e dei presunti abusatori, che si trovavano prima nei rispettivi comuni di residenza, poi all’orario dell’appuntamento concordato, drammaticamente vicine nei luoghi dove si sarebbero tenuti gli incontri, tra il lido di Rotondella e quello vicino di Nova Siri, piuttosto che nella pineta attigua. Incontri consumati in auto e, in un caso, nella galleria di un garage sotterraneo, con modalità brutali e squallide durate poco più di un anno, tra il settembre 2012 e l’ottobre 2013.
Nella rete dell’Arma è finito don Antonio Calderaro, 48enne ormai ex parroco della Chiesa di San Costantino di Rivello, che ha conosciuto il minore sulla chat di Badoo, adescandolo prima di consumare più volte, in più periodi distanti tra loro, incontri sessuali completi dai particolari che definire scabrosi, sarebbe un eufemismo. Lui, parroco subito sospeso a divinis dall’allora vescovo Francesco Nolè, è tra gli indagati quello che si è intrattenuto maggiormente con il 13enne, fino alla fine dell’estate 2013; con lui si è intrattenuta furtivamente nella chat, la sorella maggiorenne della vittima, simulando un colloquio con il fratello per capire cosa stesse succedendo fra di loro e scoprendo l’incredibile realtà prima di denunciarla ai carabinieri. Lui, secondo i militari, avrebbe dato del denaro al ragazzino in due occasioni (accusa derubricata dal Gip) e, alla fine, temendo di essere stato scoperto, lo invitava a cancellare tutto dalla rubrica. Con Calderaro il ragazzino ha intrattenuto le conversazioni telefoniche più imbarazzanti, indugiando su particolari espliciti nella descrizione postuma degli incontri sessuali, comprese eiaculazioni e altri dettagli su posizioni e desideri carnali; o semplicemente raccontandosi cosa avrebbero voluto farsi l’un l’altro.
Ovviamente la vittima è totalmente incolpevole, sia per la legge che per il comune sentire, in quanto minore non completamente in grado di gestire la propria sessualità.
I legali dell’ex parroco, gli avvocati Gennaro Lavitola e Giuseppe Labriola, hanno chiesto la misura alternativa alla detenzione domiciliare, con il ritiro in un convento, ma senza alcun riscontro da parte del magistrato. Stessa sorte per Gino Montinari, il cameraman di Scanzano Jonico che ha incontrato più volte il minore; per lui il legale, Antonio Cantasano, aveva chiesto l’obbligo di firma, avendo impegni lavorativi da rispettare, istanza non accolta dal giudice, per cui è rimasto ai domiciliari, come il terzo arrestato, il miglionichese Attilio Dalessandro.
Tra gli obbligati a presentarsi alla polizia giudiziaria, risulta ancora irreperibile Rizwan Muhammad, all’epoca domiciliato a Nova Siri e fratello di un operaio del posto. Con lui il minore ha avuto un solo incontro, nei garage di un condominio della città jonica. Posizione più “leggera” per gli altri quattro, tra cui un barese e un torinese, oltre a un altro giovane 41enne di Montalbano Jonico, tutti identificati e denunciati per adescamento e abusi su minore.
A fine aprile si sono svolti gli interrogatori di garanzia, durante i quali Calderaro avrebbe fornito ulteriori elementi da vagliare, respingendo sostanzialmente le accuse a suo carico. Le indagini preliminari si dovrebbero concludere a settembre, salvo richiesta di proroga; poi il giudice dovrà decidere sugli eventuali rinvii a giudizio.
Il procuratore capo di Potenza, Luigi Gay, ha definito le indagini del maresciallo Margherita “attente e professionali”, come ribadito anche dal Gip nell’ordinanza. Del resto, l’ipotesi concreta dei tanti riti abbreviati al vaglio dei collegi difensivi, conferma l’assoluto rigore delle indagini, per il momento non smontate in occasione degli interrogatori di garanzia. Tutto ciò, ferma restando l’indiscutibile presunzione d’innocenza per tutti gli otto indagati.

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