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POTENZA – Avrebbe chiesto 10mila euro «per gli amici in carcere» a Raffaele Vrenna, l’imprenditore crotonese titolare l’appalto dei rifiuti ospedalieri lucani. Un’estorsione mafiosa, secondo gli investigatori della Dda del capoluogo, che ieri ha portato agli arresti domiciliari per il potentino Donato Lorusso, considerato l’ultimo “reggente” del vecchio clan Martorano.
«Dopo l’arresto di mio padre faceva tutto capo a lui», ha dichiarato agli inquirenti Natale Stefanutti, figlio dello storico braccio destro del boss, che a novembre ha iniziato a collaborare con la giustizia e da ieri mattina si trova sotto protezione.
Le sue dichiarazioni sono ancora in gran parte coperte da omissis, e avrebbero aperto diversi scenari inediti su cui l’antimafia è ancora a caccia di riscontri. Più che un pentimento, una netta presa di distanze dall’eredità ingombrante del padre, ex boxeur 55enne già condannato per associazione mafiosa e “reo confesso” dell’omicidio di Donato Abbruzzese, per cui è detenuto dal 2013.
A inchiodare Lorusso sarebbe stata in particolare la registrazione di uno dei suoi incontri, a marzo in un ufficio dell’ospedale San Carlo di Potenza, con i vertici della ditta calabrese, che da settembre del 2013 gestisce l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dalle aziende sanitarie lucane.
Tant’è che in una nota della procura guidata da Luigi Gay viene encomiato «l’atteggiamento delle vittime che manifestavano coraggiosamente piena apertura e volontà collaborativa con gli organi inquirenti».
Considerato l’affare, che vale 5 milioni e 93mila euro circa spalmati su 5 anni, Lorusso avrebbe chiesto una somma modica, appena 10mila euro, qualificandosi «come un soggetto accreditato presso organizzazioni criminali calabresi, in rapporto con un clan mafioso del territorio potentino». Soldi che sarebbero serviti per la “bacinella” dello storico clan potentino, un tempo vicino ai Pesce di Rosarno e agli Alvaro-Violi-Macrì di Sinopoli, in particolare dopo gli arresti del boss Renato Martorano (condannato per usura ed estorsione con metodo mafioso) e dello stesso Stefanutti.
A spiegarlo è stato il procuratore aggiunto Francesco Basentini, che ha coordinato le indagini delle squadre mobili di Potenza e Crotone, dove Vrenna ha denunciato l’accaduto.
Lorusso era stato già indagato nell’inchiesta Iena2 sulle infiltrazioni nell’economia e gli appalti di mezza Basilicata, sanità inclusa. Poi le accuse nei suoi confronti sono state archiviate, e ad oggi risulta incensurato. Quasi sconosciuto anche a molti uffici investigativi, a parte la parentela con Giuseppe Gianfredi, lo zio trucidato nel 1997 assieme alla moglie, che era considerato l’«anima grigia» del clan Martorano, per cui di recente sono stati condannati i vertici dei rivali del clan basilischi. Di qui la decisione del gup Rosa Larocca di concedergli i domiciliari.
Per la tentata estorsione a Vrenna risulta indagato anche una seconda persona, Giovanni Tancredi, potentino e responsabile della ditta che gestisce il megappalto quinquennale da 28milioni di euro per le pulizie all’ospedale San Carlo di Potenza. Sarebbe stato lui a presentare Lorusso ai vertici della ditta di Vrenna, ma a parte questo non sarebbero emersi molti altri elementi a suo carico. Perciò resta a piede libero.
«Grande apprezzamento» è stato espresso, in una nota, da parte del questore di Potenza, Giuseppe Gualtieri, «per il lavoro investigativo condotto dalle Sezioni criminalità organizzata delle Squadre Mobili delle Questure di Potenza e Crotone, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Potenza».
E’ stata «un’indagine, complessa e particolare, che – ha aggiunto il questore – ha visto importanti contributi testimoniali da parte delle vittime, il cui apporto di aperta collaborazione con l’autorità giudiziaria è da attribuire al rapporto di assoluta fiducia e riservatezza saputa infondere dagli inquirenti protagonisti di questa delicata inchiesta penale. A questi inoltre – ha proseguito – va il merito di lavorato incessantemente per acquisire ogni possibile riscontro oggettivo, su un gravissimo episodio estorsivo condotto nella città di Potenza, ai danni di operatori economici provenienti da altre realtà territoriali. L’intervento odierno nell’evidenziare ancora una volta la puntuale, rapida ed efficace attenzione della Polizia di stato e della Magistratura su fatti di criminalità organizzata che accadono in questa provincia, ha troncato sul nascere ogni ulteriore effetto negativo sulle imprese coinvolte che devono lavorare in tranquillità e con la garanzia che – ha concluso Gualtieri – lo Stato è dalla loro parte».
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