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Nelle scuole della Basilicata non deve essere introdotta la «teoria del gender», ma bisogna rispettare «il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità»: è, in sintesi, l’obiettivo di una mozione, presentata al consiglio regionale lucano da
Aurelio Pace (gruppo misto).
«La teoria del gender – ha detto Pace in una nota – afferma che le differenze biologiche tra maschio e femmina hanno poca importanza, e ciò che conta sarebbe il proprio “genere”, ossia la percezione che una persona avrebbe di sé. Essa vuole insomma che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più “io sono maschio” o “io sono femmina”, ma “io sono come mi sento”. In alcune scuole vengono proposte e si vorrebbero imporre per legge, fiabe come “perché hai due mamme”, “perché hai due papà”, che indirettamente invitano i bambini e gli studenti a scegliere il proprio genere, ignorando le proprie origini biologiche. Questo tipo di insegnamento oggettivamente confonde e ferisce la crescita e l’innocenza dei bambini».
Il presidente dell’associazione «ProVita», Toni Brandi, ha invece evidenziato che «altri consiglieri regionali, si sono mostrati molto interessati alla mozione, ma hanno chiesto tempo per potersi documentare meglio. Ciò dimostrerebbe che non sono solo le famiglie a non aver idea di cosa sia la “teoria del gender”, ma anche la politica non ha ben chiaro cosa si vuole insegnare ai nostri bambini nelle scuole, sin dagli asili nido». (ANSA).
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