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SENISE – Una situazione paradossale, che rischia di portare sul lastrico molti imprenditori agricoli della zona.
Le immagini al lato parlano chiaro: i campi coltivati a ortaggi e alberi da frutto sono aridi, brulli, solcati da profonde piaghe dovute alla carenza d’acqua. Gli arbusti secchi.

Non è il deserto, ma la campagna di Senise, dove l’agricoltura rappresenta il motore trainante dell’economia locale. E quella vicina, distante solo pochi metri, non è un miraggio, ma una diga. Una delle più grandi d’Italia e d’Europa in grado di contenere fino a 530 milioni di m cubi.

Eppure, nonostante questo, gli agricoltori della zona devono fare i conti con una siccità che ha già già provocato notevoli danni in termini di raccolti. Soprattutto con il picco di temperature raggiunte in questi ultimi dieci giorni della caldissima estate 2015. Teoricamente non dovrebbe essere un problema, visto che i Consorzi di bonifica dovrebbero garantire l’irrigazione idrica nei campi, per tutto l’anno, e a seconda delle esigenze. Gli agricoltori pagano canoni anche abbastanza importanti per assicurarsi il servizio.

Canoni che negli ultimi due anni si sono quasi raddoppiati.

Ma il servizio non funziona. La rete è piena di falle, sia a monte, che a valle della vasca di raccolta. Così, nonostante l’abbondante quantità di acqua di cui la Basilicata è naturalmente dotata, quasi la metà di quella incanalata va dispersa a causa di tubi fatiscenti e di altre criticità degli impianti.

Nel frattempo, le piante stanno morendo sotto un sole battente che sembra non concedere tregua. E gli imprenditori sono sul piede di guerra. Sono circa una trentina quelli che hanno già subito notevoli danni, con perdite sui raccolti stimate intorno al 50 per cento.

Un centinaio gli ettari interessati da questa situazione. «Non sappiamo più che fare. Abbiamo provato a sollecitare con tutti i mezzi a disposizione, per la risoluzione del problema. Ma senza risultati». A parlare è Gugliemo Armentano, un giovane imprenditore che dopo aver realizzato, con la sua famiglia, uno degli agriturismi più quotati nella zona, ha raddoppiato l’investimento con una nuova attività che si basa sulla produzione di peperoni. «Siamo riusciti ad avere già molti ordini, ma se andiamo avanti così a settembre non sapremo cosa vendere. Ci stanno portando al fallimento».
Come lui, tante altre aziende agricole.

Armentano riferisce di aver provveduto già da giorni a segnalare il problema al Consorzio di bonifica.

«Ci avevano detto che il guasto alla rete sarebbe stato risolto nel giro di uno giorno. Ma il giorno seguente, a quanto pare, c’è stato un nuovo problema».

A non funzionare questa volta sarebbero le pompe della vasca di raccolta. Nei giorni successivi una minima quantità di acqua è arrivata, ma la pressione è bassa, così non si riescono a raggiungere le colture più in alto. Una dramma, come dimostrano bene le fotografie al lato. Anche perché più si va avanti, più i terreni diventano aridi, più hanno bisogno di acqua.

Ma perché è così difficile risolvere questo enorme disservizio? La catastrofica situazione finanziaria in cui si trovano gli enti di bonifica di certo non facilita le cose. Ma di più c’è che il Consorzio non sarebbe neanche dotato delle professionalità per riparare i guasti sulla rete. I tubi infatti sono fatti di cemento amianto, e per interventi di questa portata c’è bisogno di far intervenire tecnici specializzati.

L’ente, quindi, spesso è costretto a ricorrere ad appalti esterni. Questo allunga i tempi, ma, soprattutto, ne aumenta anche le spese, visto che gli enti sono comunque dotati di una pianta organica non proprio snella a cui è necessario assicurare uno stipendio ogni mese.

Ma, al di là di ogni polemica, il fatto è che il Consorzio non garantisce il servizio che dovrebbe erogare, nonostante il costo a carico degli agricoltori. Soprattutto quelli che producono frutta, visto che la prolungata siccità potrebbe compromettere anche i raccolti dell’anno prossimo.

«Le foglie degli alberi sono piegate come se fossimo in autunno», raccontano ancora. E pensare che il bacino d’acqua che si estende a predita d’occhio è lì, a portata di mano. Ad alimentare la rabbia di persone che hanno scelto di investire sul territorio. Se non si interviene rapidamente, la situazione potrebbe diventare davvero drammatica.

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