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POTENZA – Nel 2015 ha in fondo senso dare dignità, anche giuridica, a quegli strumenti digitali che lo stesso legislatore ha sostenuto. Certo, sul singolo atto, spiega Ernesto Belisario, si possono (e si devono) valutare tante cose, firma, tempistica, forma.
Ma al netto delle caratteristiche di una singola procedura, sembra quasi fisiologico dare corso anche dal punto di vista normativo ad azioni in bilico tra la previsione di legge e l’abitudine dei tempi.
Insomma sì, una pec può valere l’accettazione di una nomina assessorile, almeno in linea generale, come per tante altre cose. Belisario, avvocato esperto di diritto amministrativo e digitale, da sempre alle prese con norme e cultura digitale di pubbliche amministrazioni, cittadinanza e imprese, ne fa soprattutto una questione di consapevolezze.
«Basta ribaltarle sull’utente. Pensiamo a quante volte ciascuno di noi non ha potuto fare cose, accettare incarichi, svolgere mansioni perché temporaneamente altrove. Ora abbiamo gli strumenti, li usiamo nella quotidianità, il legislatore ha previsto un sistema per certificarne l’efficacia».
Il tema, allora, è solo la ritualità del gesto. A Matera nessuno forse si aspettava un “sì” all’esecutivo consegnato via mail.
«Se gli uffici valutano corretto l’atto, e danno così valore giuridico, credo si possa dare dignità a una risposta affidata a una mail certificata».
È ovvio che con una giurisprudenza ancora non del tutto formata, ricorsi, precisazioni, perfezionamenti e consuetudini cambiano giorno dopo giorno la prassi e la regolarità.
«Ma del resto i ricorsi ci sono anche sugli atti tradizionali, le contestazioni ci sono da sempre, e non sono legate allo strumento». Di cui ha senso, ormai, raccogliere e sviluppare la potenzialità.
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