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POTENZA – Le progressioni di carriera interne decise nei primi anni del millennio dall’Unibas erano illegittime. Lo ha stabilito la Corte dei conti condannando i vecchi vertici dell’ateneo, e lo ha confermato il Tar Basilicata respingendo i ricorsi dei dipendenti che negli scorsi mesi si sono visti “degradati” alle qualifiche di un tempo.

Ieri pomeriggio i giudici di via Rosica hanno depositato una serie di decisioni su altrettante cause intentate a riguardo da quasi un centinaio di lavoratori dell’Università della Basilicata.

«L’Università di Potenza – scrivono – non ha concretamente attuato il criterio della quota minima del 50%, da riservare ai concorsi esterni (…) violando così palesemente il principio costituzionale (…) dell’assunzione presso le pubbliche amministrazioni mediante pubblico concorso».

Un’illegittimità del genere, a detta dei magistrati: «autorizza l’esercizio del potere di autotutela anche a notevole distanza di tempo, in quanto con provvedimenti non conformi a legge si favorisce il singolo e contemporaneamente si ledono con effetti continuativi fondamentali interessi pubblici, come quello sopra indicato».

«La complessiva vicenda oggetto di disamina da parte di questo Tribunale – proseguono – non si esaurisce in casi numericamente limitati, ma si incentra su un ampio riesame che ha coinvolto diecine di posizioni di dipendenti dell’Università procedente, con evidente incidenza delle rilevate illegittimità sul complessivo assetto organizzatorio dell’ente, e conseguente sussistenza del prevalente interesse pubblico alla riconduzione di tale assetto entro l’alveo della legittimità, nonché del pregiudizio subito da coloro che, pur se in possesso dei prescritti requisiti di legge, si sono visti privare, in violazione di disposizioni di rilievo costituzionale, della facoltà di partecipare a procedure concorsuali pubbliche per l’ammissione ai pubblici impieghi».

La decisione della Corte dei conti aveva evidenziato che, oltre a violare la quota riservata ai concorsi esterni, «l’Università aveva indetto i concorsi interni, senza aver prima effettuato la programmazione triennale del fabbisogno di personale».

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