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POTENZA – Tutto è iniziato con la richiesta di un finanziamento a Sviluppo Basilicata, per l’innovazione delle piccole e medie imprese. La pratica è andata in porto, col via libera a un contributo da 280mila euro.
Ma a distanza di qualche mese dalla prefettura di Potenza è arrivata l’interdittiva antimafia. Per questo adesso la Idrageo srl di Baragiano, specializzata nella produzione di gabbioni metallici, reti per recinzioni e reti paramassi, rischia di perdere sia i soldi, sia le commesse già incassate.
È una battaglia contro «un’ingiustizia», che mette a repentaglio libertà fondamentali e posti di lavoro, quella annunciata dai vertici della ditta raggiunta a dicembre dell’anno scorso da un provvedimento del prefetto su presunte infiltrazioni mafiose al suo interno.
Alla base dei sospetti sul suo conto c’è il ruolo dell’ex socio di maggioranza e amministratore unico Romeo Felitti, pregiudicato 59enne di Vietri, ancora imputato nel processo Iena2 per associazione a delinquere di stampo mafioso nel clan capeggiato dal boss potentino Renato Martorano.
Felitti, spiega il legale della Idrageo Daniela De Angelis, avrebbe ceduto la gran parte delle sue quote ad aprile dell’anno scorso, quando Sviluppo Basilicata ha chiesto il nulla osta alla prefettura per il finanziamento. Inoltre, qualche mese più tardi, avrebbe perso anche il ruolo di amministratore a favore dell nuovo socio di maggioranza, Angelo Michele Gasparrini. Eppure, secondo il prefetto, avrebbe mantenuto un’influenza notevole nella gestione della ditta.
Di qui il provvedimento che la Idrageo ha deciso di impugnare davanti al Tar Basilicata, assieme agli atti con cui la società finanziaria della Regione ha avviato le procedure di revoca del contributo deliberato alcuni mesi prima.
La ditta aveva chiesto in via cautelare anche la sospensione dei loro effetti, ma il Tar lo scorso 27 giugno ha detto di no, rinviando la questione a un’udienza di merito a data ancora da definirsi.
«Faremo ricorso anche contro questa decisione in Consiglio di Stato». Ha spiegato al Quotidiano l’avvocato De Angelis, convinto che il provvedimento sia arrivato oltre i termini previsti dalla legge e che quadro posto alla base del provvedimento del prefetto non sia più attuale. «Anche perché le quote sociali residue di Felitti al momento sono sotto sequestro e vengono gestite da un amministratore giudiziario». Insiste.
«Tutto è ancorato alle valutazioni, se non addirittura alle sensazioni, del prefetto». Le fa eco Gasparrini, per cui l’attenzione: «in spregio a quanto richiesto dalla legge, invece che sul socio di maggioranza ed amministratore, incensurato, si è concentrata sul socio di minoranza coinvolto in alcuni processi “lumaca“, noti alla cronaca giudiziaria potentina».
Gasparrini si riferisce ai ritardi del maxi-processo Iena2 sulle presunte infiltrazioni del clan Martorano tra economia e appalti di mezza Regione. Un’inchiesta per cui Felitti venne arrestato, assieme ad altre 50 persone, a novembre del 2004. Salvo essere subito scarcerato dal Riesame a distanza di due settimane.
Ad oggi per quelle accuse manca ancora una sentenza di primo grado, ma l’interdittiva per la Idrageo non è il primo e nemmeno l’ultimo dei loro effetti. Nonostante il tempo trascorso.
«Purtroppo – conclude Gasparrini – ha conseguenze pesantissime non solo sulla reputazione dei soggetti coinvolti, ma altresì sui risultati economici dell’impresa che potrebbe essere esclusa da una enorme fetta del mercato economico, con conseguenze talvolta disastrose in termini di incapacità dell’impresa coinvolta a mantenere i propri fatturati e, di conseguenza, le forze di lavoro coinvolte nei processi produttivi».
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