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POTENZA – È stato condannato a 6 anni Massimiliano Calvello, il 25enne di Pignola accusato di aver violentato una minorenne affetta da problemi al linguaggio e da un ritardo mentale a gennaio dell’anno scorso.

Il gup Tiziana Petrocelli ha accolto la richiesta avanzata in udienza dal pm Annagloria Piccininni, riconoscendogli lo sconto di pena di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Mentre per Giovanni Marchese, 19enne di Potenza, che ha optato per il rito ordinario, ha disposto il rinvio a giudizio. la prima udienza si svolgerà il 14 settembre.

Per entrambi a ottobre dell’anno scorso erano scattati gli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale di gruppo per aver convinto la ragazza a entrare in un edificio abbandonato, dove Calvello avrebbe abusato di lei, mentre l’amico «illuminava» la scena con un telefonino.

Il gup ha escluso le attenuanti generiche, in relazione alla modalità con cui si sono svolti i fatti.

Alice (nome di fantasia, ndr) era andata all’incontro con la cugina e un’amica, mentre nel suo paese erano in corso i festeggiamenti per una ricorrenza religiosa. Ma entrambe, minorenni come lei, sarebbero rimaste impassibili anche quando i due hanno iniziato a deriderla e a palpeggiarle il seno «a turno». Forse perché non credevano che potessero spingersi a tanto.
Con loro ci sarebbe stato anche un terzo ragazzo, Ernesto Rosati, 19enne di Potenza, che è stato già rinviato a giudizio nei mesi scorsi per aver preso parte alla “trappola”, nonostante sia rimasto sempre fuori dall’edificio. In compagnia proprio della cugina della vittima, e di un quarto ragazzo che all’epoca dei fatti era ancora minorenne.

Una volta dentro, secondo il capo d’imputazione a carico dei 3 giovani, Calvello avrebbe abbassato i pantaloni di Alice, che non aveva mai avuto nessuna esperienza di natura sessuale prima, e avrebbe consumato con lei «un rapporto anale, alla presenza costante di Marchese». Poi avrebbe invitato l’amico a fare altrettanto, ma Alice «ancora dolorante e sconvolta» sarebbe scappata via, raggiungendo l’amica e la cugina.

«In questa decisione – ha dichiarato l’avvocato Cristiana Coviello, legale della famiglia della giovane, che si è costituita parte civile – è importante ricordare che il giudice ha creduto al racconto della vittima, con difficoltà psichiche: è quindi in grado di testimoniare, ma non è in grado di proteggersi e di autodeterminarsi sessualmente».

Secondo la perizia psichiatrica disposta dalla Procura, infatti, la giovane avrebbe una maturità nettamente inferiore a quella «anagrafica», ma ciò non le avrebbe impedito di descrivere i fatti in maniera idonea.

Dopo la violenza, la ragazza fece capire alla famiglia che era accaduto qualcosa, e fu trasportata in ospedale per le medicazioni: a quel punto cominciarono le verifiche della Squadra mobile di Potenza, che raccolse diverse testimonianze, tra cui quella della minorenne, alla presenza di uno psicologo.

Chi conosceva Alice prima di questa brutta storia parla di una ragazza che era pronta a regalare sorrisi e tenerezza a tutti. Poi è cambiata e ha iniziato a trincerarsi dietro un muro di silenzio.

Le motivazioni della decisione verranno depositate entro 90 giorni.

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