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Nel 2014, rispetto al 2009, i tagli sui Comuni lucani ammontano a 47,5 milioni di euro, con una riduzione del 19,3%, a fronte di una crescita del 43,8% delle entrate correnti (65,6 milioni di euro). I dati emergono dallo studio “Taglia et impera, Comuni, famiglie e imprese in Basilicata nella morsa dell’impoverimento”, realizzato dall’Istituto Demoskopika in collaborazione con la Fondazione Abacus sui dati delle tesorerie comunali. Il rapporto è stato presentato stamani a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dai presidenti di Demoskopika e Abacus, Raffaele Rio e Rosario Palese. In questo contesto, gli enti comunali hanno ridotto in cinque anni i costi della politica (-18,9%) e del personale (-11,2%): le entrate tributarie sono quindi aumentate del 43,8%, con una crescita della pressione fiscale locale di 284 euro a famiglia. Le spese per il welfare sono invece diminuite di circa 34 milioni di euro, «con una crescita rilevante per energia elettrica, acqua e riscaldamento e un ‘boom’ di circa 23 milioni di euro per lo smaltimento dei rifiuti». Inoltre sono 350 le imprese che hanno chiuso i battenti con una perdita di 14 mila posti di lavoro dal 2009.
La contrazione delle risorse, inoltre, ha colpito in valore assoluto principalmente i Comuni con una popolazione compresa tra i 60 mila e i 250 mila abitanti, con 18,1 milioni di euro (-28,5%) in meno rispetto al 2013, quelli tra i duemila e i cinquemila abitanti con una «sforbiciata» di 15,7 milioni (-28,3), mentre i Comuni tra i diecimila e i 20 mila abitanti hanno fatto registrare, secondo le operazioni di incasso delle tesorerie, un incremento di 7,3 milioni (+16,7%). A livello provinciale, infine, il materano perde 30,2 milioni di euro (-38% dal 2009), e la provincia di Potenza vede calare i trasferimenti di 17,3 milioni (-10,4%). «Sottolineiamo – hanno ricordato Palese e Rio – che i sindaci sono vittime e martiri della devolution, e hanno subito i tagli non avendo altre scelte che abbassare i costi e aumentare le entrate». (ANSA)
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