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POTENZA – Un giudizio positivo, nonostante diverse riserve e un «risultato effettivo di esercizio in disavanzo per l’importo di 27,75 milioni di euro». E’ quello espresso ieri mattina all’udienza di parifica del rendiconto sul bilancio del 2014 della Regione Basilicata dalla sezione di controllo della Corte dei conti. Riserve su cui si è soffermato anche il procuratore regionale Michele Oricchio stigmatizzando la gestione di agenzie e società partecipate come Acquedotto lucano, le pecche nel sistema di erogazione di indennità, salari e accessori, oltre alla mancanza di una seria programmazione degli obiettivi e dei risultati attesi.
IL BILANCIO “FANTASMA”
I magistrati della sezione hanno criticato in particolare quanto avvenuto all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, intervenendo sul caso del “bilancio fantasma”, su cui nelle scorse settimane si era accesa la discussione in Consiglio regionale.
«Nel 2014 la gestione dell’Arpab è avvenuta, in contrasto con la vigente normativa, in assenza del necessario bilancio di previsione approvato, nelle previste forme, con legge regionale». Spiegano nella «sintesi delle principali osservazioni» diffusa ieri mattina.
I GAP NELLA PROGRAMMAZIONE
Ma la prima sottolineatura ha riguardato «la mancata approvazione del Documento annuale di programmazione economica e finanziaria, documento che avrebbe dovuto costituire lo strumento fondamentale per l’applicazione del metodo della programmazione finanziaria». Un vuoto di programmazione che risale addirittura al 2005.
«Analogamente – spiega il magistrato relatore Rocco Lotito – si è riscontrata la mancanza dei necessari aggiornamenti al Programma regionale di sviluppo (visto che l’ultimo ad essere stato approvato risulta quello relativo al periodo 1998-2000). Quanto ai nuovi strumenti della programmazione regionale previsti dalla disciplina sull’armonizzazione dei sistemi contabili, per l’esercizio 2014 non risultano approvati né il Documento di economia e finanza regionale né il Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio».
TRASPARENZA E CONTROLLI
Degni di nota anche i buchi in materia di trasparenza, anticorruzione e controlli interni: «da leggere in stretta connessione logica con le problematiche riscontrate nell’attività di programmazione, che registra un vero e proprio scollamento degli strumenti coesistenti». Tanto che l’ultimo piano delle performance risale al 2006, a scapito dei «“nuovi” bisogni della collettività» e delle «emergenze ambientali, sociali e culturali in atto».
Dopo aver spiegato che «la Regione non ha espletato il controllo di regolarità contabile ed amministrativa nei confronti degli enti o delle gestioni autonome regionali» – con l’indicazione del «caso Arpab» – la sezione ha evidenziato «l’inappropriatezza delle vigenti direttive per la valutazione dei risultati e per l’attribuzione delle premialità economiche al personale». A scapito della «valorizzazione del merito».
I SALDI
Quanto al rispetto del Patto di stabilità è emerso che a farne le spese è stata l’attuazione «degli interventi finalizzati al raggiungimento dei più alti livelli negli studi e al conseguimento del pieno successo formativo, finanziati con le risorse statali erogate alle Regioni». Inclusa l’«erogazione gratuita dei libri di testo».
Dopo aver rilevato l’incremento, rispetto al precedente esercizio, dell’indebitamento regionale – passato da 415,9 a 438,1 milioni di euro – la nota ha riconosciuto l’esistenza di un aumento delle entrate e di “un tesoretto” a disposizione «per le esigenze della gestione in conto capitale». Ma non ha potuto sorvolare sul fatto che solo nel 20% dei casi i i programmi di spesa in conto capitale sono stati tradotti in pratica. Come pure si è soffermata sulla situazione delle «operazioni finanziarie in derivati», che al 31 dicembre 2014 danno un saldo negativo di 31 milioni di euro. Mentre «le spese del personale sostenute per l’anno 2014 appaiono inferiori a quelle dell’anno precedente e della media del triennio precedente». Per quanto da una rilettura complessiva dei dati «il positivo risultato di amministrazione di 645 milioni di euro» va completamente rivisto, perché «assorbito dall’esigenza di dare copertura agli accantonamenti ed agli esistenti vincoli, determinando un risultato effettivo di esercizio in disavanzo per l’importo di 27 milioni di euro». Giustificato col blocco dei mutui «per evitare l’aggravio degli interessi passivi».
PARTECIPATE E RIMBORSI
Nella parte finale è stata sottolineata «la necessità di un effettivo ed incisivo intervento di razionalizzazione, da parte della Regione, dell’intero sistema delle società partecipate e degli enti sub-regionali nell’ambito» per ridurre le spese degli apparati. D’altra parte si è stigmatizzato il fatto che in riferimento ai rimborsi per le spese dei gruppi consiliari «risultano inattuate» alcune delibere: di conseguenza «tali poste non possono essere comprese nel giudizio di parifica».
SANITA’
Infine, riguardo alla spesa sanitaria, dopo aver sottolineato che risultano «irrisolte» alcune «problematiche e criticità», la nota sottolinea «la necessità che la Regione ponga in essere tutte le necessarie azioni per razionalizzare e ridurre le spese sanitarie ed assicuri il rispetto di quanto disposto dal decreto legge 95 del 2012 per l’acquisto di beni e servizi.
La sezione, infine, ha tra l’altro ritenuto necessario che sia posta in essere ogni idonea misura per assicurare un’effettiva verifica che i ricavi dell’attività libero-professionale intramuraria consentano la copertura di tutti i costi, diretti e anche indiretti, sostenuti per la stessa attività da parte degli enti del servizio sanitario regionale».
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