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POTENZA – «Una chiacchiera con un mio parente su quello che mi avevano riferito in ambulatorio due vecchie suore, che non ricordo nemmeno chi siano».
Lucia Sileo, consigliera comunale del Pd, spiega così l’intercettazione con l’ex sindaco Vito Santarsiero, che lunedì è finita nel processo alle due donne delle pulizie della Trinità, accusate di aver mentito sul ritrovamento di Elisa Claps.
A chiederne l’acquisizione al fascicolo del dibattimento era stato il pm Laura Triassi, ma il giudice si è opposto valutandola irrilevante.
La conversazione risale a due mesi dopo la scoperta del corpo di Elisa ed è successiva anche allo scandalo suscitato dalla confessione del viceparroco, che ha ammesso di aver visto quel cranio lassù qualche settimana prima dell’arrivo della polizia. Ed era stata registrata durante un’indagine sui finti ciechi “certificati” alla Asp di Potenza, per cui è ancora a processo, anche se soltanto per accuse di poco conto.
«Sono stata intercettata mentre parlavo a un mio parente, non al sindaco di Potenza. Eravamo tutti sconvolti per la vicenda di Elisa, io sono cresciuta a casa di Vito (Santarsiero, ndr) e in quel periodo ci sentivamo spesso. Lui pochi mesi prima aveva perso la moglie che era proprio una cugina di Elisa, e in quei giorni è morta anche mia zia che aveva solo 37 anni».
Sulle parole delle due suore la consigliera, di mestiere ortottista alla Asp, ricorda che le dissero che il viceparroco era «un poverino», finito al centro di una storia più grande di lui.
«Vennero e mi dissero: “Dottoressa ha visto che è successo?”. Ma non ci diedi grande peso. Come potevamo dare credito a quello che mi avevano detto queste due vecchie suore mezze cieche al punto di andare a riferirlo in Questura?»
«Ho grande rispetto per il dolore della famiglia Claps». Conclude la consigliera. «So cosa significa perdere una persona cara ancora giovane. Chiedo solo che non si strumentalizzi il mio ruolo politico».
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