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BASTIA UMBRA – Camicie bianche, futuro nero. Grigio, forse, dopo il concorso Rai che trasforma un paesino alle porte di Assisi nel contenitore di speranze, anzi sogni di una generazione di giornalisti davvero trasversale per età e provenienze geo-professionali.

La notizia è che nel giorno dell’utopia televisiva la carta si prende una piccola rivincita: giornali finiti prima delle dieci (restano un esemplare di ItaliaOggi, un MilanoFinanza e 3 TuttoSport), alle 10,30 nel baretto dentro il padiglione fieristico numero 1 la prima ricarica di bottigliette d’acqua. I prezzi poco maggiorati (caffè a un euro come in Autogrill) sono una nota di merito. In tv danno il processo Elena Ceste a Unomattinaestate. Siamo vicini a uno sportello dell’Agenzia delle entrate, habitué chiedono il motivo del caos, la barista risponde «concorso Rai». Chioschetto della porchetta già pronto per l’uscita da stadio. È mezzogiorno e si inizia, il ritardo è dovuto all’allineamento dei vari padiglioni: convocazioni alle 10,30, ingressi chiusi alle undici meno un quarto, poi oltre un’ora di operazioni varie, richieste di chiarimenti e spiegazioni, esigenze fisiologiche eccetera.

Genitori attempati (soprattutto madri) di precari di lungo corso, nonne con nipotine ma soprattutto padri a occupare un “angolo passeggini” nel secondo bar del quartiere fieristico dove di solito si vendono abiti da sposa: lo spaccato del nuovo welfare paritario è completato da un paio di ragazzi con borse muliebri nell’angolo ristoro col chioschetto dei giornali chiuso – pessima scelta imprenditoriale nel giorno in cui la carta stampata si prende la sua rivincita: se i numeri delle vendite fossero tutti i giorni questi, in crisi ci sarebbe il web. Decidere di tenere abbassate le serrande di un’edicola è una scelta folle nel giorno del concorso per giornalisti più frequentato degli ultimi anni.

Security muscolosa ma gentile, in camicia bianca anche le hostess di Selexi, l’agenzia che ha curato l’organizzazione. Ore 13 prime birre, vada come vada. Caccia al selfie con de Bortoli (è al padiglione 9), se no bisogna accontentarsi di Maffei, volto storico dello sport. Caccia anche ai colleghi famosi della carta stampata.

Dei 2.800 partecipanti, solo 400, ovvero 1/7, sosterranno la seconda prova da cui saranno scelti i cento vincitori. Lettera V sorteggiata per l’inizio degli orali (i primi entro agosto), le domande da Manet al fondatore di twitter. Un terzo dei quasi cinquemila partecipanti ha “socializzato” la breve attesa convocazione-prova su una pagina fb dedicata. Non solo voglia di fare gruppo, ma anche link utili, informazioni di servizio e persino una dispensa. È qui che sono nati l’hashtag #presadellabastia e la proposta di indossare tutti la camicia bianca. Nuove amicizie e contatti da non disperdere, tanto che qualcuno propone di capitalizzare questo bagaglio in un blog-osservatorio permanente, magari sul precariato intellettuale.

«Sono venuto a fare una gita», la battuta più gettonata prima e dopo, tra modestia e scaramanzia. Sotto il sole delle 13, con i trentacinque gradi di Flegetonte, un quarantenne stremato con camicia (bianca) madida racchiude in una battuta tre ore di stress: «Mi è uscito l’erpes!».

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