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POTENZA – Quella sacrestia, per don Franco Corbo, parroco della chiesa di Sant’Anna è «uno stato di diritto» che l’amministrazione continua a «negare» da 35 anni. La storia, infatti, affonda le sue radici nel post terremoto dell’80 quando, per motivi di sicurezza, si decide di ricostruire tutto in cemento armato, sacrestia inclusa. Ma mentre per tutto il resto il lavori proseguono, per la sacrestia e annessi tutto si blocca. Siamo già nel 2012.
Un salto temporale che ben rende la lentezza di certe burocrazie e dei disagi arrecati. Perché come era prevedibile, a distanza di 20 anni, il progetto approvato nella conferenza di servizio del 1991 non è più valido e va rivisto. «La parrocchia – secondo il racconto di don Franco – provvede, seguendo le indicazione date. Passa intanto quasi un altro anno prima che l’ufficio Edilizia del Comune accetti il nuovo progetto e pure con riserva. Bisogna, adesso, consegnare la piantina degli alberi da abbattere nella zona interessata per il cui abbattimento serve apposita autorizzazione dell’ufficio parchi. Una volta ottenuta, però, l’odissea non finisce: l’Ufficio edilizia comunica che occorre il parere della Soprintendenza alle belle arti perché la chiesa ha 50 anni di vita». Il parroco sollecita la Soprintendenza, soprattutto perché «per legge – spiega don Franco – è interessata a monumenti di 70 anni di vita». E infatti, anche la Soprintendenza rilascia il suo parere favorevole. Arriviamo così alla storia recente. Nel maggio 2014 ci sono le elezioni e bisogna aspettare che il Comune si riorganizzi. Il progetto, con tutti i permessi e i pareri positivi, arriva alla III commissione che fa un sopralluogo sulla zona lavori. «Il sottoscritto – spiega don Franco – fa notare che la sacrestia occuperà lo stesso spazio della costruzione precedente demolita in vista dei nuovi lavori e che pertanto non si tratta di nuova costruzione. Discorso diverso è quello relativo al secondo corpo previsto. I due corpi dovranno essere collegati tra di loro con un corridoio che segue la circolarità della chiesa. Qualcuno chiede perché non si faccia un parco giochi dietro la chiesa ma io faccio notare le scritte sui muri della chiesa e spiego che ci dovrebbe essere un custode dalla mattina alla notte, vista la educazione degli adolescenti di oggi». Ma per la III Commissione non basta e boccia il progetto. Lo stesso fa poi il consiglio comunale del 25 febbraio 2015 «sebbene – precisa – nella delibera si dica che sono visti tutti i pareri positivi degli uffici competenti. Contro tutte le leggi vigenti il consiglio comunale ha negato addirittura la ricostruzione della sacrestia e annessi demoliti in vista della loro ricostruzione». Non solo. «Quel consiglio è presieduto dal vice presidente Fanelli – continua – ma alla votazione Fanelli è assente. Chi presiede il consiglio durante la votazione? Ci troviamo dunque di fronte a una serie di interventi tesi a fermare il progetto e che evidenziano un vero atteggiamento persecutorio partito dal momento della presentazione della pratica e che, nonostante l’ottemperanza a tutte le leggi vigenti, si è concluso con la negazione della stato di diritto e la penalizzazione di una comunità di 6.000 persone che ha eletto questi consiglieri».
Non si arrende don Franco. Oltre ad aver stampato più di mille volantini in cui racconta la vicenda ha anche fatto ricorso al Tar.
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