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POTENZA – Tra gli esempi di «dissipazione delle risorse dell’ente» c’è il reclutamento della figlia del direttore sanitario della sede di Potenza, Vincenzo Mori, che sarebbe già costata oltre 55mila euro. Priva «di specifiche competenze», come una decina di altri figli, parenti amici e amanti dei vertici della struttura. Ma a riprova del «carrozzone» che era diventata la “Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza – Opera Don Uva”, utilizzato «all’occorrenza per l’assunzione di personale al solo fine di soddisfare interessi personali e/o di esponenti politici o sindacale», c’è la «singolare vicenda» dei contratti stipulati nel capoluogo lucano tra il 2007 e il 2011. Quando l’ormai ex patron della Ronda Pier Giulio Petrone sarebbe stato «estromesso» d’autorità dal consiglio di amministrazione, perché si sarebbe rifiutato di fornire all’ex direttore generale una lista con i nomi degli ultimi arrivati e dei rispettivi – necessari -sponsor politici. Uno strumento indispensabile per fare pressioni al momento di battere cassa.
Non poteva mancare un capitolo lucano nell’inchiesta “Oro pro nobis” della procura di Trani, per cui da ieri sono in carcere amministratori e consulenti della congregazione, come Dario Rizzi, Antonio Battiante e Rocco Di Terlizzi.
Ai domiciliari sono finite anche la madre superiora suor Marcella (al secolo Rita) Cesa, e l’economa generale suor Consolata (al secolo Concetta) Puzzello. Oltre a vari personaggi che entravano e uscivano a vario titolo dalle case di cura di Bisceglie, Foggia e Potenza: Angelo Belsito, Augusto Toscani, Adrijana Valiljievic e Antonio Damascelli. Mentre per il solo senatore Antonio Azzolini, dovrà decidere la giunta autorizzazioni a procedere di palazzo Madama.
Secondo gli inquirenti i destinatari dell’ordinanza di misure cautelari avrebbero costituito una vera e propria associazione a delinquere con lo scopo di dissipare le ricchezze dell’ente, occultare ingenti somme di denaro, assumere «personale inutile o incompetente» in maniera clientelare, falsificare le scritture contabili, favorire un creditore a un altro, ed erogare «compensi esagerati a consulenti e fornitori» amici.
In danno soprattutto dell’erario, debitore per centinaia di milioni di euro delle “divine ancelle”.
Tra i supertesti dell’accusa c’è un ex dirigente della congregazione che ha parlato a lungo di Potenza. «Petrone – ha raccontato ai pm – mandava (a Bisceglie, ndr) gli elenchi delle persone che si dovevano assumere (…) però non sapeva di chi erano». Perché «tutte erano sponsorizzate», per questo a un certo punto l’allora dg Rizzi «pretese che gli doveva consegnare l’elenco di queste persone assunte a Potenza, con a fianco il nominativo del segnalante».
Petrone non lo fece e venne escluso dal consiglio di amministrazione. Tanto da scrivere una lettera in cui lui stesso si confessa: «La mia amarezza è grande. Ancora oggi mi chiedo cosa ho fatto. Non vorrei pensare che il mio rifiuto di fornire un elenco di nomi corredato dagli sponsor possa avere cancellato 10 anni di impegno e sacrifici». Lettera che di fronte ai pm ha ammesso di aver scritto di suo pugno.
«Io gli ho fatto 80 assunzioni a sti signori (…) Uno per uno. Cioè a nome loro! Non è che gliel’ho fatte di, di, di cose mie che non conosco nessuno, che non me fregava niente!» Ribadisce Rizzi intercettato qualche tempo dopo al commercialista, che era alle prese coi ritardi nei pagamenti della Regione Basilicata.
Tra gli indagati a piede libero risultano anche due religiose lucane: suor Carla, al secolo Angela Maria, Sabia di Avigliano; e suor Gianna, al secolo Eleonora, Bochicchio di Atella.
l.amato@luedi.it
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