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«LA vera folgorazione colpisce chi si avvicina troppo al marcio delle vere caste». Lo dice Angelo Jannone ex colonnello dei Ros, protagonista di indagini sul patrimonio di Totò Riina e autore del libro “Aspettando giustizia” (edizioni Secop) presentato in Mediateca nei giorni scorsi. Il libro ripercorre la vicenda tragica e mai chiarita completamente della morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, trovati senza vita nell’abitazione di quest’ultima.
All’incontro era presente anche la madre di Luca Orilio, Olimpia Fuina mai rassegnata all’esito di quelle indagini che hanno attribuito la morte dei due ragazzi ad avvelenemento da monossido di carbonio. Insieme a lei, anche il colonnello dei carabinieri Salvino Paternò, all’epoca comandante della compagnia carabinieri di Policoro e il giornalista del Corriere della sera, Carlo Vulpio. E’ Paterno ad osservare che non può trattarsi di un incidente domestico perchè il corpo di Luca presentava segni di percosse e perchè il “caldobagno” avrebbe smesso di funzionare se si fosse trattato di una scossa elettrica. E’ Carlo Vulpio invece a domandarsi cosa è accaduto davvero in quella casa che secondo l’autore fu teatro di una indagine-lampo con una conclusione sospettamente frettolosa.
E’ una storia, quella raccontata da Jannone attraverso intrighi, misteri e connivenze, di verità negate che ancora oggi chiedono giustizia.
La morte di Luca e Marirosa, avvenuta nel 1988, ha sollevato spesso dubbi tanto da richiedere anche la riesumazione delle due vittime nel 2010.

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