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Grande spazio sulle prime pagine di oggi alle buone notizie che arrivano dal fronte occupazione, con i 159mila occupati in più rispetto al 2014 e il tasso di disoccupazione che scende al 12,4%. I dati Istat hanno anche una lettura politica, naturalmente, con il premier che rivendica i primi effetti consolidati del Jobs Act e usa l’argomento come leva per aprire al dialogo sulle riforme, dopo che i numeri al Senato si sono assottigliati a causa del passaggio dei 2 Popolari di Mario Mauro [1], cui si aggiunge un deputato anche lui in fuga, sui banchi dell’opposizione (il governo è “appeso” a 14 voti, visto che la maggioranza è fissata a quota 161 e e la quota teorica su cui può contare l’area di governo è ferma a 175 senatori). Il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, in un’intervista a Repubblica spiega che «in proporzione, i contratti di stabilizzazione sono più di quelli a tempo indeterminato». Ma colpisce, in positivo, anche il dato che rimette in un certo senso in gioco la generazione over 55 che rischiava di rimanere fuori dal mercato del lavoro: nel primo trimestre 2015 gli occupati 55-64 anni registrati dall’Istat sono 267mila in più rispetto allo stesso periodo 2014. La Stampa si sofferma con Alessandro Barbera su una lettura dei dati focalizzata al Sud, che pur non dando grandi segnali di risveglio del Pil si rivela «l’area in cui aumenta di più il numero degli occupati (+0,8%). Non solo nell’industria (+2,8) trainata dalla Fiat di Melfi, ma nelle costruzioni (+3,8) e in agricoltura (+4,4). La Calabria è la maglia nera con il 25,1% dei disoccupati (lo stesso di un anno fa), la Campania scende da 23,5 al 21,3, la Basilicata dal 16,8 al 14,9».
Sul fronte più prettamente politico, è confermata la direzione Pd di lunedì prossimo, “congelata” per qualche ora l’altro ieri secondo chi voleva procrastinarla al dopo-ballottaggio, per evitare ricadute sul voto e permettere di analizzarlo con più lucidità. Ieri il presidente dem Matteo Orfini ha negato l’intenzione di ricorrere ad espulsioni nel partito, ma resta il malcontento dell’opposizione interna. Non va meglio nel centrodestra, tra Salvini tentato dal correre per la poltrona di sindaco a Milano ma già pronto con una squadra di governo in ottica Politiche (Piero Colaprico firma una lunga intervista sul quotidiano diretto da Ezio Mauro) e Forza Italia nel caos, con Verdini che pensa di sostenere Renzi, Berlusconi che lo convoca per evitare una scissione e un’altra rottura, quella di Fitto, ufficializzata con il battesimo del gruppo “Conservatori e Riformisti” al Senato guidato da Cinzia Bonfrisco e composto da 12 ex azzurri.
Sul quotidiano torinese, invece, il resoconto di un pranzo romano al ristorante Archimede, con l’ex segretario Bersani e Roberto Speranza al tavolo con alcuni senatori di Area Riformista, tra cui Miguel Gotor. Tra una portata e l’altra, scrive Francesca Schianchi, si è parlato del ddl scuola, sul cui iter ripreso a Palazzo Madama il premier vuole accelerare: poteri dei prèsidi, assunzione dei precari e finanziamento alle paritarie superiori i tre nodi secondo i commensali. «Vogliamo capire se Renzi si sia reso conto che la percezione di una riforma contro il mondo della scuola ci ha fatto pagare un prezzo elettorale — ha commentato il deputato potentino — e quindi voglia fare aperture. O se voglia mettere la testa sotto la sabbia». Il capogruppo dimissionario alla Camera si è anche concesso una battuta sulla direzione pd, in programma lunedì prossimo alle 21: «Parleremo al popolo della notte…».
Tornando a Orfini, segnaliamo un’intervista al Mattino: l’ex “giovane turco” che alle Primarie sostenne Cuperlo smonta il Partito della Nazione e punta sull’identità di sinistra («Aderendo al Pse abbiamo fatto una scelta di campo»), annuncia una stretta sulle Primarie mentre sul caso De Luca spiega che il neoeletto governatore campano può governare senza bisogno di dover modificare la Severino e in ogni caso la Bindi deve scusarsi per aver inserito il nome dell’ex sindaco di Salerno nella black list dell’Antimafia. E rilancia: «Al Mezzogiorno ora serve un ministro».
[1] Con l’ex ministro montiano anche il lucano Tito Di Maggio. Il sottosegretario Angela D’Onghia, invece, resta in maggioranza.
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