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POTENZA – La distanza tra il punto di cottura e l’istituto comprensivo di Calvello è più lunga di quella calcolata su www.viamichelin.it. Tanto da rivedere il punteggio dato all’offerta della ditta che a gennaio si è aggiudicata il servizio mensa, un affare da oltre 100mila euro all’anno, e assegnarlo alla seconda classificata. Anzi alla terza. Perché anche la seconda non aveva tutte le carte in regola.
Lo ha deciso il Tar Basilicata accogliendo il ricorso del Consorzio Stabile P&C srl di Potenza la Slem srl di Sorrento e la coop Trasporto 2000 di Baragiano.
I giudici amministrativi hanno evidenziato che nel bando era prevista l’attribuzione di massimo 7 punti per i concorrenti che dimostrino di disporre «nelle immediate vicinanze e, comunque, non oltre 25 km dalla mensa dell’istituto comprensivo di Via Roma un altro centro di cottura in caso di inutilizzabilità» di quello all’interno della struttura. Ma alla Slem erano stati assegnati 5,25 punti pur avendo «indicato a tal fine una struttura distante oltre i 25 chilometri». Come riscontrato dalla commissione di gara il 28 giugno del 2014, affermando che «la ditta Slem dichiara che il punto di cottura alternativo è situato a 22 km mentre da una verifica sul web risultano maggiori di 25 km». E ribadito dall’Ufficio tecnico del Comune e da un agente della polizia municipale, che il 1 settembre avevano effettuato un esperimento in auto per misurare esattamente la distanza, per poi mettere a verbale che «all’incrocio della rotonda della strada Calvello Marsico Vetere, con via San Milito il tachimetro (come da foto allegata) segnava 25 km e la distanza dalla rotonda alla mensa è di circa 300 m».
La Slem aveva contestato gli esiti della verifica, sostenendo di «aver allegato alla propria offerta tecnica l’itinerario tratto dal sito www.viamichelin.it, dal quale risulterebbe una distanza di 25 km». Ma il Tar ha respinto l’eccezione anche perché all’esperimento avrebbero presenziato due rappresentanti della società e il relativo verbale «non riporta contestazione alcuna».
Quanto alla ditta arrivata seconda, la coop Trasporto 2000, i giudici riconoscono che il centro di cottura alternativo era stato indicato in «un’impresa agrituristica sprovvista dell’autorizzazione per la preparazione di pasti da asporto». Perciò anche qui il punteggio andrebbe rivisto al ribasso a tutto vantaggio della terza.
All’amministrazione del Comune di Calvello non resta che assegnare l’appalto al Consorzio Stabile P&C. Altrimenti il rischio è di ritrovarsi in Tribunale. Ma questa volta per una richiesta di risarcimento.
l.amato@luedi.it
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