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POTENZA – Si prospetta un tempestoso cambio d’appalto ad Acquedotto lucano. Sia perché l’affare in questione è la gestione del depuratore di Potenza, che da sola vale oltre 2milioni di euro all’anno. Sia perché a causarlo è stata una recentissima condanna per reati ambientali degli imprenditori che da sempre sono di casa nell’impianto, i fratelli Antonio e Raffaele Giuzio. Per fatti collegati alla gestione di un altro depuratore, quello di Matera. Condanna “omessa” dalle dichiarazioni obbligatorie in sede di gara.
Lo ha stabilito il Tar Basilicata respingendo il ricorso dei due imprenditori contro la nota con cui a novembre Acquedotto lucano spa li aveva esclusi dalla «procedura comparativa per l’affidamento del servizio» per i prossimi 3 anni. Dopo averli individuati ancora una volta come i migliori offerenti. Una gara bandita a maggio dell’anno scorso che prevedeva la presentazione di tutta la documentazione necessaria entro il 9 luglio. Solo che appena otto giorni prima in Cassazione era stata confermata la condanna di entrambi a 6mila euro di ammenda: per «aver causato la propagazione, nelle zone circostanti il depuratore (di Matera, ndr), di odori nauseabondi mediante lo sversamento, nel torrente Gravina, di reflui non conformi (…), nonché di aver accettato, nell’impianto di depurazione ed in assenza della prescritta autorizzazione (…) rifiuti speciali non pericolosi allo stato liquido trasportati con autobotti, benché peraltro l’impianto non avesse adeguate capacità depurative».
Di fronte al Tar i fratelli Giuzio avevano sostenuto di non essere stati a conoscenza della decisione della Suprema corte «al momento della dichiarazione resa» negli atti di gara. Perché all’epoca esisteva «soltanto il suo dispositivo», peraltro letto in un’udienza a cui «essi e il proprio difensore non avrebbero presenziato», e comunque lo stesso ancora «trascritto sul casellario giudiziale».
Ma i magistrati amministrativi hanno bocciato l’eccezione sostenendo che «la sentenza è irrevocabile dal giorno in cui è pronunciata l’ordinanza o la sentenza che dichiara inammissibile o rigetta il ricorso». Quindi andava dichiarata e basta. E dal momento che non è stato fatto l’appalto passa all’impresa seconda classificata.
L’impianto di depurazione del capoluogo è il più grande, nel suo genere, in tutta la regione. Realizzato a Tiera di Vaglio per il trattamento dei reflui di 160 mila abitanti equivalenti, è al servizio del Comune di Potenza e dell’area industriale di Potenza e Tito.

l.amato@luedi.it

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