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POTENZA – Solo un paio di coppie di cavalli, spalti un po’ meno densi, il tempietto pronto in un angolo. “Partiamo?”. Partiti. Un po’ in ritardo, ma mica facile mettere in fila i figuranti, circa milleecinquecento, divisi per quadri, uno per ogni epoca in cui Potenza custodisce un pezzo di identità.
Nel Medioevo Gerardo fu vescovo del capoluogo, poi ne divenne il patrono. Il conte De Guevara prese le chiavi della città, invece, in una sera del 1578. E poi c’è la città moderna, di fine Ottocento, così come la racconta lo storico Riviello. Sono i pezzi di storia cittadina che sfilano mescolati uno dietro l’altro nella Parata.
Sulla nave, quest’anno, di Gerardo ne sono saliti tre, convocati da un appello pubblico del comitato scientifico della Parata dei Turchi: cerchiamo bambini per impersonare il Santo. Hanno scelto da soli – dieci anni appena a testa – chi avrebbe indossato la mitra del patrono, per benedire la città accorsa a guardare sfilare i figuranti, dal sedile della nave.
Tutto più sobrio, più piccolo, per l’edizione 2015 della Parata dei Turchi, l’evento centrale della festa patronale di Potenza.
Quest’anno il clima generale è diverso, e un po’ si sente. La città è in dissesto, senza fondi e con un equilibrio politico praticamente inesistente.
«Ma magari è la volta buona, la ripartenza», ripetono i volontari – tanti – che hanno donato tempo ed energie per arrivare a fine festa.
«Quest’anno la sfida è stata più dura». Ma entusiasmo anche di più. Ci credono quanti hanno provato a costruire l’evento, associazioni, operatori, amministratori. C’è un pezzo di città normale nella Parata, sotto il peso dei cinti votivi e del tempietto, nei costumi colorati e recuperati con la collaborazione di altre amministrazioni «che quest’anno abbiamo ricevuto tanta collaborazione», dicono gli operatori comunali impegnati a fare ordine, a mantenere la folla ai bordi, «attenti per favore, fate passare il carretto».
Ci vuole tanto tempo per arrivare in centro, per osservare la iaccara issata e bruciare, per ritrovarsi in largo Duomo tutti stretti a pregare. San Gerardo, anche stavolta, pensaci tu.

s.lorusso@luedi.it

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