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POTENZA – Sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio il direttore generale di Acquedotto lucano spa Gerardo Marotta, il direttore del personale Pasquale Ronga e i membri del vecchio consiglio di amministrazione: Mario Venezia, Antonio Anatrone, Domenico Amenta e Antonio Lauria.
Lo ha deciso ieri mattina il gup di Potenza Rosa Larocca accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Francesco Basentini e del pm Annagloria Piccininni.
Secondo gli inquirenti avrebbero agevolato, tra il 2008 e il 2011, alcuni contratti di lavoro “a chiamata diretta”.
Al centro dell’inchiesta condotta dagli agenti della sezione pubblica amministrazione della Squadra mobile di Potenza ci sono 11 nominativi per altrettanti contratti di lavoro a tempo determinato con la multiutility dell’acqua lucana. E tra questi gli investigatori avrebbero scoperto la nipote dell’ex consigliere regionale Pd Erminio Restaino, quella dell’ex consigliere dei Popolari Uniti Gaetano Fierro, un affine di un ex consigliere comunale Pdl del capoluogo, un ex assessore del Comune di Paterno, più il coniuge di un dirigente della stessa società.
Stando all’impianto dell’accusa si tratta di atti contrari alle procedure stabilite dalla legge 133 del 2008, più nota come decreto “semplificazioni”, che ha provato a interrompere un malcostume molto italiano nato con la spinta alla privatizzazione di attività un tempo gestite dallo Stato.
Ecco perché il legislatore è intervenuto 7 anni orsono imponendo alle «società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica» di adottare «con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi» rispettosi dei principi delle norme per le pubbliche amministrazioni. In particolare quelle che prevedono: «adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscano l’imparzialità e assicurino economicità e celerità»; «meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire»; e il «rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori».
A direttore generale, direttore del personale della società, ed ex membri del cda viene contestato di aver continuato a selezionare personale per progetti a tempo determinato più o meno qualificato secondo le esigenze specifiche. Mentre si sarebbero dovuti portare a termine concorsi con tutti i crismi per coprire eventuali carenze d’organico.
La prima udienza del dibattimento davanti al collegio del Tribunale di Potenza è stata fissata per il prossimo 12 ottobre.
Secondo l’avvocato Leonardo Pace, che con Domenico Palombella difende Marotta, Anatrone e Venezia, «i contratti a termine stipulati rispondevano a reali esigenze contingenti dell’ente, per altro con l’estraneità di Marotta, che non faceva parte del Cda, mentre per i contratti a tempo indeterminato sono stati banditi specifici e regolari bandi».
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