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POTENZA – A volte sembra di trovarsi in una di quelle città esotiche nel punto in cui la periferia si mescola alla savana. E vedere uno spettacolo del genere a Potenza sarebbe anche suggestivo, se non fosse per la scomodità: nella migliore delle ipotesi – mentre si passeggia su marciapiedi spesso sconnessi e dunque già rischiosi di per sé – bisogna schivare, spostando la testa, vegetazioni rigogliosissime e rami di alberi pendenti sotto il peso delle foglie, ma se vi va male dovete piegarvi quasi in due. E non c’è bisogno di essere alti un metro e ottanta, basta molto meno.
Un giro a piedi dalla parte bassa a quella alta della città permette di documentare un campionario di casi limite. Si va dal marciapiede di via Marconi da cui siete letteralmente sbalzati fuori se volete evitare di camminare carponi (o saltellando standovene accosciati a mo’ di canguro, questione di gusti) alla scalinata che, poco più su, nel tragitto che porta su via Vaccaro viene incorniciata in alcune rampe da una vera e propria galleria naturale fatta di foglie. Anche qui, paesaggio bellissimo da vedere ma alquanto scomodo per il viandante.
Non va meglio per la pavimentazione e le scale. Tra sampietrini saltati via, marciapiedi con mattonelle mancanti e gradini sbrecciati non si contano gli interventi urgenti (abbiamo scelto tre casi simbolo) che richiederebbero un dispendio per le dissestate casse comunali molto più esoso di una pulizia anche sommaria della lussureggiante flora cittadina.
In alcuni casi i cittadini si sono sostituiti alle squadre del Comune e, per evitare cadute, hanno incastrato – con ottimi risultati – delle mattonelle nei punti in cui mancavano quelle originarie. Non resta che aspettare qualche potentino dal pollice verde, armato di cesoie e buona volontà: se chiama in redazione gli segnaliamo i punti in cui intervenire.
e.furia@luedi.it
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