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POTENZA – Le bandierine di Daniel Buren nel 2009 per “Arte in transito”. I ballerini che si calano dall’alto per il Festival delle 100 scale, l’abbraccio collettivo degli studenti, l’idea di un gruppo di progettisti per creare un “giardino in movimento”, lo spettacolo di luci Led qualche giorno fa per volere della Regione Basilicata, il documentario di alcuni lucani in uscita a breve, i video dei giovani bikers che ha fatto il giro del web, l’inserimento in un videoclip musicale e infine l’ospitata al padiglione di Expo.
Non si può certo dire che non ci siano stati tentativi di ridare lustro al ponte Musmeci, il viadotto dell’industria sul fiume Basento che costituisce la connessione stradale tra l’uscita “Potenza Centro” sul raccordo autostradale Sicignano-Potenza e le principali vie di accesso nella zona sud di Potenza, nel 2003 dichiarato monumento di interesse culturale dal ministero per i Beni e le attività culturali.
Un bene comune, dunque. Peccato che, al di là delle suggestioni che questa membrana di cemento suscita, come se ci si trovasse nella pancia della balena di Pinocchio, in chi lo attraversa subentra anche sgomento quando, allontanando un po’ lo sguardo dall’immaginifico, l’occhio cade sulla realtà.
Il ponte Musmeci non è soltanto un’opera architettonica perfetto scenario di film fantastici e suburbani, trampolino di lancio per acrobati e bikers professionisti. E’ purtroppo, ancora, discarica a cielo aperto.
Passeggiando seguendone le sinuose curve, si trova di tutto. Resti di materiale edile, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (cavi, fili, monitor) – che dovrebbero essere conferiti all’isola ecologica in quanto rifiuti speciali – pneumatici e carte di ogni genere.
Visibili, inoltre, i segni di un accampamento momentaneo con coperte stese su una ringhiera insieme a un giubbotto. Un po’ più in là un materasso. Non è curato il verde, non è curata la struttura, non è curato l’ambiente circostante.
La sensazione è la stessa di quando la terribile alluvione quasi sotterrò il sito archeologico di Metaponto. Il ponte Musmeci è sommerso dai rifiuti.
Solo che, mentre nel primo caso, almeno come responsabilità diretta il cittadino non aveva alcuna colpa, nel secondo è proprio il cittadino a dare il colpo di grazie finale a un sito che già vive le sue contraddizioni.
Farlo risorgere dalla storia forse dunque non è sufficiente. Occorre accompagnare la sua rinascita con interventi reali e concreti, che diano davvero il senso al potentino prima di tutto che quel ponte non è solo il punto di riferimento per appuntamenti e indicazioni stradali.
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