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Ha ripercorso, passo dopo passo, il giorno in cui la madre è morta durante l’intervento per la sostituzione della valvola aortica – avvenuto il 28 maggio 2013 nell’Ospedale San Carlo di Potenza – pensando però, fino a quando il «caso» non è divenuto mediatico, a un errore medico, a una complicanza: ma oggi ha un cruccio, «quello di aver fatto operare mia madre nel capoluogo lucano».

A parlare è Santo Sola, uno dei figli della donna morta nel 2013, nel corso di un’udienza del processo che vede tre medici della struttura sanitaria imputati per omicidio colposo e falso.

Sola ha ricordato quella giornata, iniziata poco dopo le ore 8 di mattina, quando ha visto il primario prima che entrasse nel blocco operatorio: le prime notizie dell’intervento arrivano intorno alle ore 10, ma «è un medico a spiegarmi rapidamente che c’era una complicazione, aveva il volto particolarmente affranto».

Sola riesce a parlare con Marraudino una prima volta alle 13, «e mi ha parlato di una lacerazione al “ramo anonimo” ma non alla vena cava, ma era fiducioso», e poi alle 17.30 «comunicandomi la morte di mia madre, che siamo riusciti a vedere dopo le 18».

A questo punto il figlio della donna morta durante l’intervento confessa un secondo cruccio: «Quando ho visto il corpo ho notato il volto gonfio, ma non l’ho detto, per dimenticanza, in Questura, quando sono stato sentito nel 2014».

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