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LA storia del Novecento, partendo dalla famiglia, con un lavoro comparativo di Paesi che hanno subito grandi dittature, analizzati in un periodo di grande transizione, i primi anni cinquanta anni del Novecento: Russia, prima e dopo la rivoluzione sovietica, Turchia, dall’Impero Ottomano alla Repubblica kemalista, l’Italia fascista, la Spagna prima e durante il regime franchista, la Germania, dalla Repubblica di Weimar al nazionalsocialismo.
È l’affascinante racconto storico, tra legislazione e vita reale, dello storico inglese, naturalizzato italiano, Paul Ginsborg, ospite mercoledì pomeriggio a palazzo Lanfranchi a Matera, dove ha presentato il suo ultimo libro “Famiglia Novecento. Vita familiare, rivoluzione e dittature 1900-1950”. L’incontro con l’autore è stato organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Libri&città-l’università incontra la città”.
Dopo l’introduzione di Ferdinando Mirizzi, direttore Dicem dell’Università degli Studi di Basilicata, lo storico ha esposto l’argomento trattato nella pubblicazione, evidenziando che nessuno dei regimi novecenteschi, neppure il più terribile, può essere definito totalitario, perché non riuscì mai a essere così “onnicomprensivo” e “distruttivo” nei confronti delle famiglie. «Nessuno – ha spiegato Ginsborg – uguagliò il livello di controllo fisico e mentale descritto da George Orwell: si avvicinarono i nazisti e Stalin, più distanti Mussolini e Franco; i momenti di privacy e intimità, codici segreti sfuggivano al controllo del dittatore».
Secondo lo storico Hitler fu quello che riuscì a esercitare sulla vita familiare la maggiore capacità di controllo, essendo la Germania la più moderna tra le nazioni analizzate.
«Studiare la famiglia – ha proseguito Ginsborg – significa studiare i rapporti di genere, costantemente soggetti a una doppia marcia: da un lato le regole dei vari codici, dall’altra la vita familiare reale. Ho voluto descrivere e paragonare la vita familiare e le condizioni sociali di ampie fasce di popolazione in ciascuno Stato, con particolare attenzione ai contadini e agli operai. Nel testo, infatti, che ha richiesto quasi dieci anni di lavoro per la complessità della ricerca, con circa settecento pagine con foto e note documentate dedicate alla famiglia, emergono i temi classici della storia familiare, strutture e dimensione delle famiglie, modelli matrimoniali, credo religioso, vita quotidiana. In tutte queste famiglie, sia grandi che piccole, sono evidenziate le disuguaglianze di genere. Ho concentrato la mia attenzione sulle grandi dittature che necessitavano di famiglie obbedienti, tradizionali e funzionali, ma ho preso in esame anche le alternative radicali alla vita familiare, comuni, collettivi e comunità fondate sulla condivisione, dalla Berlino operaia alla Barcellona rivoluzionaria. La prima metà del Novecento, infatti, non fu caratterizzata solo da un’eccezionale violenza, ma anche da sogni rivoluzionari».
All’incontro con lo storico inglese è intervenuto anche il professore Emmanuele Curti del Dicem dell’università degli Studi di Basilicata.
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