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POTENZA – Aggiudicazione sospesa in attesa dell’udienza del 24 giugno. Poi i giudici si prenderanno tutto il tempo per decidere nel merito e depositare la sentenza. Ma da allora, anche nel migliore dei casi, occorreranno almeno altri due mesi per la consegna del cantiere. E a quel punto potrebbe essere già autunno, quindi ci sarà da fare i conti col maltempo.
Rischiano di slittare al 2016 i lavori di infrastrutturazione irrigua del settore “G”: l’appaltone da 58milioni di euro di base d’asta atteso per anni dagli agricoltori del nord della Basilicata, e dagli operatori del settore delle costruzioni, colpito dalla mancanza di commesse pubbliche degli ultimi tempi.
Ieri mattina il collegio del Tar Basilicata presieduto da Italo Riggio (Pasquale Mastrantuono consigliere estensore e Benedetto Nappi referendario) ha accolto l’istanza cautelare presentata dai legali del raggruppamento composto dalla Intercantieri Vittadello di Padova e dai lucani della Ares Costruzioni (ex De Sio): Gianluigi Pellegrino e Giuseppe Buscicchio. Quindi ha sospeso la delibera del commissario straordinario del Consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano, Giuseppe Musacchio, con cui i lavori sono stati aggiudicati in via definitiva alla D’Agostino costruzioni generali di Avellino.
Respinta, invece, la medesima richiesta presentata dagli avvocati Ignazio Lagrotta e Vincenzo Giardina, per conto della Conscoop e dei potentini Antonio e Raffaele Giuzio srl: terzi classificati nella gara dietro la D’Agostino e la Vittadello-Ares. Tanto il risultato non cambia, e anche il loro ricorso verrà discusso nell’udienza del 24 giugno.
I magistrati di via Rosica hanno ravvisato dall’analisi degli atti di gara l’«anomalia» dell’offerta presentata dalla D’Agostino, che ha vinto l’appalto con un ribasso di quasi 13 milioni di euro. Contro il milione che sarebbe stato offerto dai secondi classificati.
Un’«anomalia» evidenziata dalla stessa commissione di gara, che poi aveva avviato una serie di verifiche sulla congruità dell’offerta, risolte a fine anno con l’aggiudicazione provvisoria. Un atto festeggiato in pompa magna anche dai vertici della Regione, dati i termini ristretti fissati dal Governo per la «cantierabilità» dei lavori. Prima il 31 dicembre, poi il 28 febbraio. Pena la perdita del finanziamento.
Sicché ad oggi c’è anche la possibilità concreta che tutto finisca con un benservito da Roma.
L’epilogo giudiziario della vicenda è maturato dopo le perplessità manifestate da Musacchio il 28 gennaio, quando mancavano soltanto 24 ore alla scadenza del termine concesso per dare il suo via libera all’aggiudicazione definitiva. Con una richiesta di «chiarimenti» alla commissione di gara sulla sostenibilità di un ribasso simile rispetto agli impegni sui tempi di realizzazione e la qualità delle opere.
La risposta del responsabile del procedimento è arrivata due settimane dopo. Solo che un mese più tardi – così si arriva al 12 marzo – Musacchio non avrebbe fatto marcia indietro. Approvando gli atti della gara con l’aggiudicazione all’impresa di Avellino, ma con molte riserve. Subito dopo l’ultima interrogazione parlamentare sul caso.
Dato che nell’ampia premessa alla delega indirizzata agli uffici competenti l’ex sindaco di Vaglio censura in più punti l’operato del presidente del seggio di gara, che è anche responsabile del procedimento. Assieme a quello degli esperti nominati per valutare l’offerta vincente. Salvo precisare che una volta «consumata la facoltà di chiedere chiarimenti», prevista dal Codice dei contratti pubblici, «non è dato sindacare quanto espresso dalla Commissione di gara».
Per l’udienza del 24 giugno il Tar Basilicata ha disposto anche l’acquisizione di una relazione dal capo di gabinetto del presidente della giunta regionale sulla «congruità» della voce di prezzo «relativa al conferimento in discarica autorizzata del materiale proveniente da scavi e non riutilizzato per rinterri» del nuovo tariffario approvato da via Anzio. Rispetto a quello del 2012 che indicava una cifra quasi 7 volte superiore (3 euro al quintale invece di 30 centesimi).
A corredo del ricorso per contro l’aggiudicazione della gara alla D’Agostino costruzioni, sia Vittadello-Ares che Conscoop-Giuzio hanno chiesto il risarcimento dei danni al Consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano.
Pari al 10% dell’offerta più il 5% dell’importo a base di gara e delle «spese sostenute per la partecipazione alla gara», e annessi e connessi. Per i secondi.
Mentre i primi si sono riservati di quantificarli in corso di causa.

l.amato@luedi.it

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