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Non prendono lo stipendio da due mesi e ogni giorno sono costretti a subire l’umiliazione di essere tenuti fuori dal cantiere nel quale hanno lavorato dal primo giorno, quasi cinque anni fa. E’ il destino degli operai impegnati in un cantiere infinito, rimasto quasi ai blocchi di partenza. Dove una volta c’era il vecchio ospedale di Matera, nei programmi dovrebbe nascere un magnifico campus universitario. I lavoratori ieri hanno protestato insieme alle loro famiglie e ai sindacati davanti a quel cancello, chiedendo una soluzione a questo lungo stillicidio. Franco Pantone (Filca-Cisl), Valeriano Delicio (Feneal-Uil), Margherita Dell’Otto (Filca-Cisl), Mino Paolicelli (Feneal-Uil) e Fernando Mega (Fillea-Cgil) da tempo chiedono che il sistema di appalti al massimo ribasso venga rivisto e che si giunga ad una soluzione. Poco più di una settimana fa, su quel cantiere si era sfiorata la tragedia: un operaio extracomunitario aveva rischiato la vita rimanendo incastrato ad una cinghia col pericolo di essere impiccato. Solo l’intervento di altri due lavoratori aveva evitato il peggio. Ed è anche a questo aspetto, quello della sicurezza sul cantiere, che i sindacati chiedono si faccia attenzione. Il cartello dei lavori indica come conclusione il 6 febbraio scorso, una beffa che è sotto gli occhi di tutti. Spiega Pantone: «L’avvocatura di Stato deve ancora approvare il nuovo contratto e le varianti. Il cda dell’Unibas vuol concludere? Ne siamo convinti, ma ci sono altri passaggi. Dal 2010 al 2015 non è cambiato nulla e i lavori sono stati realizzati a meno del 50%. Per concludere questa opera, oggi, servono tra i 5 e i 7 milioni». Sono i lavoratori, però, le vittime finali. Ancora una volta in molti casi sono i genitori, nonni e anche bisnonni a sopportare il peso economico della disoccupazione. «Non lavoro più e non so nemmeno perchè. Da due mesi siamo senza soldi e disperati – spiega Beniamino Picciallo di Gravina che ha portato con se’ anche la moglie Laura. Hanno tre figli, sono già nonni, ma non riescono a guardare al futuro senza pensare che se ad aiutarli non ci fossero i loro genitori (ormai bisnonni) non si potrebbe andare avanti. «Tfr, stipendio e altri fondi non ci sono mai stati versati – aggiunge Vito Iacovazzi – Aspettiamo che qualcuno versi queste somme, forse il Consorzio Valori, ma bisogna prima pagare gli operai che sono al lavoro nel cantiere». Non è diversa nemmeno la storia che racconta Francesco Stella che è con la moglie Laura: «Ho cominciato a lavorare quattro anni fa e anche io ho smesso per la rescissione del contratto. Non sappiamo che fine faremo e io devo mantenere una famiglia di cinque persone». Giuseppe Mossuto di Montescaglioso aggiunge: «Gli stipendi e le imposte non versate sono di circa 150 mila euro, ma finora anche se in molti si sono detti disponibili a trovare la soluzione, nessuno ha fatto nulla».
a.ciervo@luedi.it
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