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SARÀ la migliore capitale della cultura mai fatta. Parola di Paolo Verri. Che pensa ai ragazzi materani che oggi hanno 14 anni. “Nel 2019 saranno diciottenni, saranno i veri ambasciatori di quello che ci apprestiamo ad esportare. Matera sarà l’esempio di quello che si può fare in Italia e in Europa”.
Concretezza amministrativa e visionarietà, il risultato ottenuto il 17 ottobre dell’anno scorso è la base di lancio per pensare non a un cartellone di eventi, ma un obiettivo finale che risponde alla domanda: quale Basilicata nel 2020? E nel 2021? Ma soprattutto: che cosa questa città e i suoi cittadini avranno raccontato al resto del mondo?
“In questi mesi abbiamo incassato uno straordinario risultato, cioè la credibilità nazionale. Di certo non possiamo campare di convegni e del flusso turistico che è già realtà. Non può bastare”. C’è la fruizione della bellezza e poi c’è la produzione di essa. Che qui ha a che fare da sempre col rapporto stretto tra città e cittadini. Nella terra sono sopravvissuti, al futuro della vecchia Europa dovranno parlare. Bellezza sarà socialità.
Discuto con Paolo Verri guardando il golgota materano. “Sarei stato crocifisso”. Essì, avrebbero crocifisso l’allenatore se la squadra non avesse vinto.“Molti sono stati colti di sorpresa dall’esito della candidatura. Ora per me questa è la più grande scommessa. Sono qui, la settimana scorsa ho mandato una lettera di dimissioni da Expo (una mail a Giuseppe Sala, Stefano Gatti e Diana Bracco), l’avevo detto alla presidente che sarei rimasto fino alla vigilia del primo maggio. Avevo preso un impegno con Milano, l’ho rispettato. Le due cose insieme adesso non si possono fare”.
Da ieri dunque a tempo pieno a Matera, direttore della Fondazione nata a dicembre.
Prevengo subito i chiacchiericci elettorali. Perchè adesso? C’è poco da ricamarci. O è una scelta di vita o non è. “Mi era sempre stato chiesto che fosse così”.
“In questi quattro mesi, dopo la nascita della fondazione, abbiamo provveduto alla rendicontazione dell’attività del comitato, ora bisogna pensare a costruire la governance, metterla in piedi in novanta giorni e poi concentrarsi sull’obiettivo”.
I valori di una scelta sono nella prospettiva di futuro che qui si può costruire, che poi è stata la parola d’ordine del dossier. “Perché abbiamo guardato non al presente, e neppure al passato, ma alle risposte a venire che riguardano tutti i continenti”. Matera esporterà un’idea della cultura che (Come scrisse Tommaso Montanari )“ha a che fare con i diritti della persona più che con l’intrattenimento a pagamento”. La cultura come cittadinanza. Partendo da ciò che la città possiede. “Penso a un gioiello, come il centro di geodesia. Finmeccanica non potrà non rilanciarlo”.
Cosa ci guadagneranno i materani? “Faccio io una domanda”, dice Verri. “Quando la Fiat comincia a guadagnare? Quando esporta, no? E dunque noi non dobbiamo importare talenti o contenuti, piuttosto dovrà succedere il contrario, è la territorialità che dovrà essere esportata”. Perchè le città in crisi vogliono capire. A partire dalla Basilicata, a partire da Potenza.
Se i Sassi sono stati la democrazia urbanistica di Matera, il metodo di esportazione non potrà che passare dal coinvolgimento di tutti i gruppi di lavoro che si andranno a formare. “Il metodo d’azione non potrà che partire da un livello locale – spiega Verri – di discussione con il territorio”. Il dossier? “Quei temi sono un contratto tra noi e l’Europa, è una linea strategica, che deve crescere, ramificarsi, attuarsi. Matera coni suoi cittadini farà partenership con altre città. Così si esporta”.
Il direttore della Fondazione pensa a 54 città partner, ventisette europee, 20 città italiane (una per regione), tre ex capitali (Firenze, Bologna e Genova). Sarà il tempo e la storia dei luoghi a far aprire le finestre. “Al salone del libro di Torino abbiamo già fatto gemellaggio con Ivrea, per quello che Olivetti ha significato per Matera. L’anno prossimo saranno i 50 anni dell’alluvione di Firenze, ci sarà lì una nostra mostra. Chi avrebbe potuto immaginare che Matera arrivava nella città simbolo della cultura italiana? E poi quattro città internazionali, penso a Tunisi, che sarà la capitale africana dei giovani”.
Col fluire di parole scorre anche l’orgoglio. “I materani non basteranno, da tutta la regione saranno produttori e fruitori”. Non ci sono patenti già date, e nulla sarà scontato. “Mi sottoporrò a una valutazione semestrale degli obiettivi. Sento tutto l’orgoglio della partita”.
Stamattina la Basilicata arriva a Milano. Poi si torna a casa. C’è molto da costruire.
l.serino@luedi.it
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