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In Basilicata servizi e strutture crescono in qualità e numero ma gli introiti sono scarsi, si attraggono pochi visitatori stranieri e il turismo diffuso è una chimera perché regge il modello tradizionale albergo/villaggio nel solo trimestre estivo: è un’analisi in chiaroscuro quella che emerge dal Rapporto sul turismo 2015, curato da Unicredit e Touring Club e relativo al quinquennio 2008-2013. Un periodo, è bene dirlo, che non tiene conto del traino indiscutibile rappresentato da Matera capitale europea della cultura.
I NUMERI In Basilicata – queste le cifre raccolte dall’istituto di credito su dati Infocamere e Registro Imprese – nel 2014 erano attivi un solo tour operator e 77 agenzie di viaggio, con una variazione totale del +5,4% nel confronto con il 2013 (il dato è più che confortante se si pensa che la media italiana segna quasi un punto di flessione, ovvero -0,8, e che, tranne la Puglia, le altre regioni del Sud sconfinano tutte nel segno meno). Bene anche il confronto su scala nazionale per quanto riguarda l’aumento dei posti letto nel 2013 (in totale sono 39.113, +2,1%, cioè 0,4 punti in più rispetto alla media italiana dell’1,7%) e i letti 4-5 stelle sul totale regionale (44,5% a fronte del 35,7%): nel quinquennio, la variazione delle presenze totali è stata del +4,7% (in percentuale si tratta di quasi 4 punti rispetto alla media nazionale che si ferma a +0,8%) con un trend di crescita che però non schioda la regione dal 20esimo posto (le presenze totali nel 2013 sono state 1.949.123); stessa casella occupata se si quantifica il valore aggiunto di alberghi e ristoranti nel 2012 (133 milioni, una quota di appena il 3,7% sul valore aggiunto regionale) e se si analizza l’offerta ricettiva osservando in particolare il numero di esercizi (749) e i letti totali (39.113) cristallizzati al 2013. Al 2012, erano 8.344 gli occupati in alberghi e ristoranti, pari al 7,7% del totale regionale.
Un settore che, oltre a poter fare decisamente meglio in fatto di ricadute economiche e occupazonali, non riesce a mettersi in rete, se è vero che sulle 237 strutture alberghiere censite ufficialmente, quelle presenti sulle bed banks (banche dati sul web) sono meno della metà (101, cioè il 43% ladove la media italiana è 54%).
LA DIFFICOLTÀ AD ATTRARRE Le Regioni del Mezzogiorno (isole comprese) sono riuscite ad attirare poco: se la Campania è la prima nel Sud per flusso di spesa dei turisti stranieri – collocandosi al 7° posto della classifica nazionale con meno di 1,5 miliardi di euro provenienti dai flussi incoming – e la Puglia è al 12esimo posto (621 milioni di euro), le altre Regioni continentali meridionali si classificano agli ultimi posti: la Calabria al 19esimo e la Basilicata al 20esimo con appena 43 mln nel 2013 (la leadership è del Lazio con 5,8 miliardi di euro lasciati dagli stranieri, sugli oltre 33 miliardi complessivi dell’Italia).
«Le regioni meridionali – si legge nel rapporto –, insieme, riescono ad attirare poco più di 4 miliardi, meno di quanto faccia da solo il Veneto, poco più di quanto riesce ad attrarre la Toscana! Eppure l’immagine dell’Italia – sole, cultura e buona tavola – è, in realtà, una fotografia del Sud. La situazione, infine, è aggravata dalla stagionalità che è sicuramente un problema del turismo italiano, in generale, ma lo è ancora di più in alcuni contesti. Se a livello Paese, metà delle presenze totali si registra nel trimestre estivo (giugno-agosto), in tante regioni si supera il 60% (Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Sardegna) e, addirittura, nel caso della Calabria si arriva a quasi il 71%». Un altro dato che deve fare riflettere è che sceglie il Sud solo l’11% dei turisti che arrivano in Italia.
L’altro ieri, a Napoli, assieme al Rapporto è stata presentata anche una nuova iniziativa dedicata alle aziende che operano nel settore. Felice Delle Femine, regional manager Sud di UniCredit, durante la presentazione del rapporto ha annunciato che l’istituto di credito ha lanciato “UniCredit 4 Tourism”, «un nuovo programma finalizzato a sostenere le imprese del settore affinché migliorino la propria offerta di accoglienza, destinando, da qui al 2018, 160 milioni di euro di cui oltre il 75% destinato a imprese con fatturato inferiore a 5 milioni, con l’obiettivo di far acquisire alle imprese turistiche 4mila nuovi clienti in 3 anni».
OK: IL BOOM ESTIVO… Le presenze sono concentrate nel periodo estivo, e il grafico relativo al 2013 indica una distribuzione mensile sopra la media nazionale con picchi di oltre 10 punti in agosto (32,2% contro 21,1); nello stesso anno, le presenze si sono concentrate per il 69,8% a Matera e Provincia (a Potenza e provincia il restante 30,2). Gli alberghi restano la tipologia di struttura ricettiva preferita (60,4%), seguiti da campeggi e villaggi turistici (23,8%), alloggi agro-turistici e country-houses (4,2%), B&b (3%) e case per ferie (1,6%).
… E LA QUALITÀ PERCEPITA Quando si parla di ricettività – e in particolare di quella alberghiera – l’elemento discriminante per la valutazione era, fino a qualche anno fa, lo stellaggio. Con la diffusione dei social network e delle piattaforme che consentono uno scambio orizzontale di informazioni, le recensioni e i giudizi dei viaggiatori hanno via via acquisito un ruolo e un peso fondamentali nella scelta. Una valutazione dalla quale la Basilicata esce a testa più che alta: è in 6^ posizione (preceduta solo da Alto Adige, Veneto, Valle d’Aosta, Sardegna e Campania), con un indice (58) superiore alla media nazionale (55).
KO: LA (SCARSA) PROMOZIONE ONLINE… Per quanto riguarda la strategia di marketing e servizi sul web, la Basilicata è bocciata ma – magra consolazione – è comunque in maggioranza e in buona compagnia: rientra nel 67% delle regioni i cui siti ufficiali (Regioni o Province autonome) non offrono il booking (prenotazione online) delle strutture ricettive e nell’88% di quelle che non consentono l’acquisto di prodotti e servizi on line (nel 2014 erano solo tre: Friuli Venezia Giulia, Toscana e Calabria). Nel 2015 è segnalato l’utilizzo di Instagram, anche se non accessibile direttamente dal sito.
… E I POCHI STRANIERI Tornando alla domanda, gli indicatori crollano alla voce “Grado di internazionalità”, che monitora il peso delle presenze straniere sulle totali: solo l’8,8% rispetto a una media nazionale del 49% (Germania, Usa e Regno Unito i Paesi di provenienza dei turisti che hanno scelto la Basilicata, rispettivamente con il 14,1, l’11,7 e il 10,5% del totale). Basilicata invece sul podio, benché al gradino più basso, se si considera la dimensione media degli alberghi: 99,7 posti letto per esercizio.
GUARDARE OLTRE IL 2019 Un interessante grafico pubblicato ieri sulla Gazzetta di Basilicata (fonte: Rapporto Palmer) mostra in che misura il tasso delle presenze turistiche sia cresciuto o calato a seconda delle politiche attuate nelle città Capitali della cultura nel quindicennio 1989-2004: a margine si riportava il caso di Riga (capitale 2014), la capitale lettone con una popolazione di poco superiore all’intera Basilicata, il cui Pil è aumentato dello 0,1% e le presenze turistiche del 2%; ma anche quello virtuoso di Liverpool (2008) che ha “incassato” oltre 900 milioni di euro a fronte di un investimento di 140 mln (fonte: Tilburg university).
Ecco, incrociando gli exploit (o i flop) del passato con i dati di Unicredit ci si può fare già un’idea su deficit ed eccellenze su cui lavorare per fare in modo che il dato delle presenze non solo non precipiti dal 2020, ma al contrario cresca sempre più. 

e.furia@luedi.it

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