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POTENZA – Una barca alla deriva. E’ questa la sensazione dei sindacati Uil Tuc e Filcams Cgil che ieri hanno avuto l’ennesimo incontro con il sindaco De Luca sulla questione mense. Ieri, tuttavia, non era solo dei mancati pagamenti dei dipendenti di cui si doveva discutere ma del bando per l’affidamento del servizio pubblicato la scorsa settimana sul sito del Comune.
Il primo cittadino, a detta dei sindacati, non è stato purtroppo in grado di dare alcuna spiegazione, rimandando l’incontro a oggi quando sarebbe stato in grado di avere informazioni su un atto amministrativo di cui non conosce i contenuti. Del tutto interdetti i rappresentanti di categoria, alla ricerca di un interlocutore con cui potersi raffrontare in questo momento al Palazzo di Città.
Le speranze di portare a casa qualche risultato sono intanto bassissime, se si pensa che domani è il giorno decisivo per sapere se Potenza resisterà oppure no al commissariamento. La questione mensa vede fondamentalmente un taglio di oltre il 50 per cento del personale. Attualmente i dipendenti, della Multiservice – con contratto scaduto il 31 dicembre scorso e in proroga fino all’11 giugno – sono 180 tra addetti alle mense, cuochi, aiuti cuochi, trasportatore, tecnologo alimentare inclusi gli addetti all’assistenza fisica ai disabili e all’assistenza sul trasporto scolastico comunale. Il bando, però, esclusivo per la ristorazione scolastica, ne prevede solo 72.
Che fine faranno gli addetti agli altri servizi, ritenuti comunque essenziali dalla comunità? E soprattutto, questi stessi servizi sono del tutto eliminati dal momento che nessun altro bando li include in qualche modo? La preoccupazione è alta. Ieri davanti alla sede del Comune in piazza Matteotti c’erano lavoratori e qualche genitore. Un papà, in particolare, con un figlio autistico di 8 anni. «Mio figlio ha bisogno di chi lo aiuta negli spostamenti, ad andare in bagno. Togliere questo tipo di servizio di punto in bianco è un atto grave. Si tratta di figure indispensabili per noi e per i nostri figli».
Chi si occuperebbe quindi di loro – domandano – Gli stessi ausiliari già presenti nelle scuole? Il rapporto – come spiegano gli stessi assistenti fisici – in questi casi, deve essere di uno a uno. Perché si tratta di fiducia, sicurezza, costanza. Un ausiliare non avrebbe il tempo necessario per svolgere al meglio il proprio compito.
C’è poi un altro aspetto che viene contestato del bando. Sebbene vi sia esplicitato che «il concessionario si impegna ad applicare tutte le norme che disciplinano il cambio di gestione, idonee a garantire per quanto necessario la continuità del personale precedentemente assunto dall’impresa cessante», è anche scritto che «ove il nuovo sistema organizzativo non consentisse gli attuali livelli occupazionali l’impresa dovrà concordare, con le organizzazioni sindacali, secondo quanto prescritto dalla normativa e dai contratti collettivi nazionali di lavoro del settore vigenti, le modalità e i criteri per il passaggio parziale dei dipendenti».
Da 72, dunque, il numero degli addetti potrebbe scendere ulteriormente. Una tesi avvalorata dal tipo di bando, a ribasso. «Il costo di ogni pasto – dicono i sindacati – già è inferiore rispetto a prima nel tariffario proposto. Un ulteriore ribasso, con la spesa del fitto dei locali comunali dell’azienda appaltatrice e l’esigenza di mantenere gli standard di qualità, significa che l’azienda andrà a tagliare necessariamente sul personale».

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