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NOVA SIRI – E’ un quadro desolante, quello emerso dalle indagini “attente e professionali” (sono parole del procuratore capo di Potenza Luigi Gay), condotte dai carabinieri di Nova Siri, al fine di individuare e smascherare le otto persone fermate per adescamento e abusi sessuali, con l’aggravante della continuazione, su di un 13enne di Nova Siri. Tutto mentre si sta cercando di capire se ci siano altri minori coinvolti.
Gli incontri sessuali si sarebbero svolti tutti tra settembre 2012 e ottobre 2013. Un anno da dimenticare per la giovanissima vittima, che aveva conosciuto quegli “amici” linkando un sito di incontri dal social network Facebook.
Mesi di contatti e chat, che si animavano anche dopo gli incontri, con espressioni sessualmente esplicite e molto spinte, poi divenute fulcro del quadro probatorio definito dagli inquirenti in oltre un anno di indagini, tra pedinamenti, osservazioni, tracciamento delle utenze cellulari, con intercettazioni e geolocalizzazioni. Tutti elementi che emergono dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per don Antonio Calderaro, parroco di San Costantino di Rivello, Gino Montinari, cameraman di Scanzano Jonico e l’operaio Vincenzo Casanova, 42enne di Montalbano Jonico. Obbligati a presentarsi alla Polizia giudiziaria il marocchino Muhammed Muhammad, ancora ricercato; Umberto Sorrentino, Attilio D’Alessandro, Tommaso Tullo e Giancarmelo Varasano. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, dopo il contatto e l’adescamento sul web, c’è stato lo scambio di numeri di cellulari, quindi il primo contatto telefonico ed il “corteggiamento”, che sfociava in un appuntamento su viale Siris a Nova Siri; poi in auto al vicino lido “Rivolta” di Rotondella, oppure alla pinetella di Nova Siri. Gli incontri, in qualche caso più di uno, avvenivano nel tardo pomeriggio o nelle prime ore della sera. Seguivano, nei giorni dopo, le conversazioni in chat, che i carabinieri hanno ritenuto di forte interesse per i contenuti espliciti, che dimostrerebbero chiaramente quanto avveniva. A questa dinamica, molto simile per tutti gli indagati, seppure senza legami e conoscenze tra loro, non sarebbe sfuggito neppure don Antonio, il parroco 49enne della piccola frazione del Potentino. In un’occasione c’è stata anche una dazione di denaro, una banconota da 10 euro data al minore dopo un rapporto, come una sorta di regalino. Da qui l’ipotesi di sfruttamento della prostituzione minorile, che però il Gip non ha considerato valida nel quadro accusatorio. Poi la geolocalizzazione dei cellulari nei giorni ed agli orari degli incontri; un dato inconfutabile per dimostrare che vittima e presunto abusatore si trovavano nello stesso posto. Infine, le fotografie e le intercettazioni telefoniche.
Un’indagine curata nei minimi particolari, grazie alla felice intuizione della sorella maggiorenne della vittima ed alla grande collaborazione della famiglia, che ha voluto smascherare fin dal primo giorno questo giro sporco. Le indagini si sono concluse all’inizio del 2014; oggi il ragazzo ha 16 anni ed è ancora seguito da una psicoterapeuta, sperando possa interiorizzare ed elaborare quanto gli è successo.

a.corrado@luedi.it

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