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VIGGIANO – La questione occupazionale continua ad essere un tema “caldo” in Val d’Agri, soprattutto, in seguito alla notizia del trasferimento dei 250 operai dalla Raffineria di Gela al Centro Oli di Viggiano. Ieri la puntualizzazione della compagnia petrolifera sullo stato dell’occupazione, in seguito all’incontro che si è tenuto nei giorni scorsi con i sindaci della Val d’Agri.

«Il 92 per cento degli occupati del Cova – sono i numeri precisati dalla società in una nota – proviene dalla Basilicata». 

Numeri del distretto Meridionale Dime) che la stessa Eni ha presentato agli amministratori della Valle, nel corso dell’incontro che si è svolto mercoledì scorso a Viggiano. Per la multinazionale «la riunione è stata un’occasione per evidenziare come la decisione di collocare il centro direzionale di tutte le attività Eni nel Sud Italia a Viggiano, sede anche del Centro Olio Val d’Agri, abbia dato un forte impulso all’occupazione e alle attività dell’indotto, dal 2008 in progressiva e costante crescita». Crescita che per compagnia sei zampe è rilevata nei dati del 2015: “i dipendenti diretti Eni presso il Cova sono 209 di cui 193 lucani, pari al 92 per cento”. E l’ulteriore precisazione sui lavoratori provenienti dall’area siciliana, che “nell’ambito delle normali rotazioni – spiega la società – di personale del gruppo Eni sono presenti per un periodo temporaneo 70 dipendenti provenienti dall’ area di Gela”. Ma Eni, nella nota ufficiale, nulla dice sul possibile arrivo, nel prossimo futuro, di altri nuovi operai da fuori regione. Uno degli elementi che non hanno convinto il primo cittadino di Viggiano, Amedeo Cicala, che commenta: «L’incontro non ci ha soddisfatto molto». Ha ribadito le grandi perplessità che puntualmente arrivano da Eni sui risvolti occupazionali, «che fino a ora non sono stati quelli promessi». «La compagnia continua a chiedere sacrifici al territorio, in nome di una crescita che stentiamo a vedere. Il presupposto dei lavori per la quinta linea era proprio quello di maggiori posti di lavoro. Ma non mi pare che sia cambiato molto. Nel frattempo i cittadini pagano lo scotto di una difficile convivenza, in termini di qualità dell’ambiente». 

Meno critico il sindaco di Grumento Nova, Antonio Imperatrice che ha commentato: «Non vogliamo che la nostra posizione sia fraintesa come una chiusura nei confronti di chi è in difficoltà. Ma il punto è che laddove si avverte ancora oggi una crisi sociale permanente nei nostri paesi, è chiaro che la sottoscrizione anche di un accordo tra la Regione Sicilia e l’Eni, è sintomatico. Fondamentalmente la pari opportunità potrebbe essere siglata anche in Basilicata, laddove ci sono realtà importanti come le nostre sull’attività estrattiva. Sicuramente – continua il Sindaco – si dovrebbero tutelare sempre di più le imprese e, soprattutto, i lavoratori locali. Ovviamente durante l’incontro è stato fatto il punto di cifre diverse dalle 250 unità lavorative e Eni ci ha fatto capire che si tratta fondamentalmente di dipendenti diretti. A maggior ragione, dato il contributo che la Valle dà in termini di approvvigionamento energetico, chiediamo che ci siauna maggiore mediazione di dipendenza delle maestranze non nell’indotto ma direttamente di Eni. Tanto più si professionalizza – ha aggiunto Imperatrice – meglio e si garantiscono i diritti dei lavoratori». E se per la compagnia «l’incontro è stata un’opportunità per confrontarsi sui risultati raggiunti e sulle prospettive per mantenere, nel prossimo futuro, gli attuali livelli occupazionali, evidenziando come un comune impegno di Eni, coadiuvato dalle Autorità e dalle ditte locali sia essenziale per lo sviluppo e la crescita occupazionale dell’area”, il coro unico che arriva dagli amministratori è: una adeguata risposta occupazionale “locale”, con una prevalenza di manodopera. Quindi la proposta di «assunzioni dirette in Eni di lavoratori e tecnici della Val d’Agri e della regione Basilicata». La compagnia chiude annunciando la convocazione di un tavolo della trasparenza, per affrontare il tema anche con la partecipazione di Regione, sindacati e Confindustria.

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