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DA un lato la legge Balduzzi, che rimodula il tariffario della sanità privata decurtandolo dal 35 al 40 per cento per l’attività laboratoriale e dal 25 al 30 per cento per la diagnostica, dall’altro i tetti di spesa per le strutture sanitarie private accreditate con la Regione Basilicata, che prevedono dei limiti invalicabili.
La sanità privata accreditata lucana si sente a questo punto messa alle strette. Come garantire in questa situazione di immobilità standard di qualità? Come mantenere i livelli occupazionali? Per questo motivo il prossimo 16 aprile l’Anisap (Associazione Regionale delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private) di Basilicata ha indetto una giornata di sciopero con un dibattito che avrà inizio alle 10,30 presso la sala riunioni dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri in via Verrastro.
Comincia intanto da oggi il nostro viaggio tra le strutture private accreditate lucane, per capire da vicino difficoltà e attese.
La Sanitas, per esempio, è nel campo dal 1957. In principio era un piccolo ambulatorio nel centro storico.
«Poi man mano – come spiega il direttore attuale della struttura Rocco Tortora, nonché vicepresidente Anisap Basilicata – l’utenza è aumentata, l’offerta ampliata e adesso abbiamo una grande struttura a Macchia Romana con 5.500 metri di parcheggio che, si fidi, non sono certo per me».
Cosa rappresenta in Basilicata la sanità privata accreditata?
«Prima di tutto solo il 2 per cento della spesa sanitaria regionale. Solo come Anisap raccogliamo 39 strutture e 600 dipendenti. Noi esistiamo perché la domanda c’è ed è forte. Si preferisce pagare di più e non aspettare mesi per una radiografia, perché c’è prontezza di risposta e di adeguatezza. Non si può, per esempio, attendere sei mesi per una risonanza. Non sono tempi umani. Come fai a dire a un malato di tumore di tornare dopo 6 mesi. Quel tempo può essere vitale. In una giornata noi qui in media facciamo 18 risonanze, 25 tac, 60 ecografie e 100 prelievi.
Dove andrebbero tutte queste persone se la Sanitas dovesse chiudere? C’è addirittura il rischio chiusura per come stanno adesso le cose?
«Forse chiusura no ma sicuramente dei tagli a discapito della qualità. Se adesso, per esempio, una scintigrafia miocardica mi viene rimborsata dalla Regione Basilicata a un costo di 234 euro mentre con la legge Balduzzi si passa a 187,01 euro, io queste risorse da una parte dovrò pure prenderle. Una scintigrafia, che l’utente medio paga con un ticket di 36,15 euro, comprende il 47 per cento di tasse, il medico nucleare, il tecnico di radiologia, il cardiologo. Io faccio l’imprenditore. La triste realtà è che mi troverei costretto a prendere macchinari scadenti o comunque a ridurne la manutenzione perdendo, giustamente, i criteri necessari per l’accreditamento o a diminuire i dipendenti e i collaboratori esterni. In generale sono a rischio almeno 200 dipendenti. Allora sì che verrebbe meno la differenza tra pubblico e privato. Perché ciò comporterebbe un prolungamento dei tempi d’attesa e di quella adeguatezza di cui parlavo prima».
Cosa ne pensa di chi giudica l’accreditamento privato sanitario un sistema contradditorio?
«Penso che noi esistiamo perché affianchiamo il pubblico laddove non ce la fa. Ma questa cosa non potrà continuare se la Regione Basilicata non decide. La legge Balduzzi dovrebbe essere attuata dalle Regioni entro questo mese, i tetti di spesa restano quelli del 2013 da oggi fino al 2016. Non capisco perché tassare un settore già tassato».
Cosa si aspetta quindi dallo sciopero del 16?
Che il consiglio regionale ci dia audizione, come chiesto in quanto Anisap e che la Regione Basilicata ci dia la possibilità di crescere ancora perché c’è sempre più domanda e purtroppo sempre più patologie. Occorrono mezzi e risorse adeguate per poter far fronte ai cambiamenti.
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