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POTENZA – Che il capitolo della spesa dei proventi del petrolio percepiti dai comuni della Val d’Agri sia pieno di ombre appartiene a una consapevolezza ormai acquisita. Ora, però, c’è anche la certificazione ufficiale del presidente Pittella, che, martedì sera, in un incontro informale in un locale potentino, ha chiaramente parlato di «spesa pedestre». Ed per questo che il governatore annuncia una sorta di monitoraggio da parte della Regione sui conti delle amministrazioni interessate, per capire come siano investiti i soldi delle royalty. «Vogliamo focalizzare l’attenzione su quali siano stati i reali limiti dell’utilizzo delle risorse a disposizione, che avrebbero dovuto avere sui territori un impatto ben diverso». Non marciapiedi e asfalto fatti e rifatti più volte, com’è stato nella maggior parte dei pochi comuni che damblè si sono trovati a gestire tesori da milioni di euro. I numeri parlano chiaro: rispetto alla ricchezza arrivata nelle casse delle amministrazioni, non ci sono state ricadute adeguate. Basti pensare che nella sola Viggiano, il comune per eccellenza del petrolio e delle royalty, sono piovuti in quattro anni (dal 2008 al 2012) più di 63 milioni di euro. Ma è lo stesso neo sindaco del comune della “Madonna nera”, Amedeo Cicala, ad ammettere che il tessuto economico locale e il mercato del lavoro non ne hanno ricevuto molti benefici. Ora si cerca di correre ai ripari e invertire la rotta. E la Regione è pronta a scende direttamente in campo. Non solo con il monitoraggio sulla spesa. Il presidente Pittella starebbe pensando anche a indicare linee guida per indirizzare le amministrazioni comunali.
Ma nel frattempo, nei comuni della Val d’Agri, soprattutto a Viggiano, la preoccupazione è un’altra: la nuova operazione acquisto che sta portando avanti l’Eni. Dovrebbero essere circa 70 gli ettari di terreno vicino al Centro Oli che la compagnia del cane a sei zampe sta cercando di acquisire ex novo. Alcune compra vendite sono già andate in porto. Altre, ancora in via di trattativa. Con i privati proprietari di terreni agricoli limitrofi al Centro Oli, interessati sia ai buoni prezzi pagati da Eni e anche dalla possibilità di disfarsi di suoli in cui coltivare o allevare è diventato quasi impensabile. Una parte delle acquisizioni della compagnia riguardano zone interne all’erea industriale di Viggiano. Perché Eni ha bisogno di altro spazio? E’ possibile escludere completamente l’ipotesi di un ulteriore allargamento degli impianti? Al Comune di Viggiano – fa sapere il sindaco Cicala – non è giunta alcuna richiesta di nuove autorizzazioni. E anche Pittella, interrogato sul tema, risponde seccamente: «Eni può comprare tutto il terreno che vuole, ma la linea della Regione è e rimane: non si va oltre i 154.000 barili già autorizzati». Ma la guardia sul territorio resta alta. La preoccupazione pure. A chiedere chiarimenti, anche Centro democratico. In una nota a firma di Pietro Sanchirico si legge: «L’accelerazione impressa da Eni è sospetta». E, in ogni caso – ricorda l’esponente di Cd – «prima di dare il via libera all’operazione che comporterebbe l’acquisizione di terreni di contrada Le Vigne a Viggiano anche per stabilire la congruità del prezzo di acquisto proposto è necessario chiudere la fase del risarcimento che coinvolge direttamente tutte quelle attività agricole, artigiane, commerciali e le persone che vivono nell’area industriale di Viggiano». L’operazione, insomma, appare ancora molto poco chiara.

m.labanca@luedi.it

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