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POTENZA – Mentre il reddito minimo d’inserimento rimane fermo in IV commissione, dopo il rinvio del parere per ulteriori valutazioni, si moltiplicano gli attacchi alla misura varata dalla Giunta. Per il Movimento 5 Stelle, scendono i campo addirittura i parlamentari lucani, Vito Petrocelli e Mirella Liuzzi. Mentre, per Fratelli di Basilicata, è il consigliere Gianni Rosa a fare le pulci al provvedimento.
Il senatore e la deputata pentastellati alzano l’indice soprattutto contro la fonte di finanziamento della misura. Scendono nel dettaglio delle tre proposte al vaglio della Regione, di cui – secondo Petrocelli e Liuzzi – la migliore è quella di proposta popolare, «che – sottolineano – con qualche specifico emendamento, potrebbe essere accettata anche da M5S. Anche se la proposta, così formulata, ha un importo di spesa di 300 milioni di euro per il primo anno e di 500 milioni per gli anni successivi, con indicazioni di copertura finanziaria, però, “interamente” pescata dalle royalties «che evidentemente pensano di quintuplicare». «È tempo di capire – tuonano i due parlamentari – che solo la corretta gestione dei bilanci pubblici può far trovare risorse utili alla crescita e alla democrazia del Paese, men che meno quelle reperibili da un bene variabile, soggetto a parametri internazionali e incontrollabili, come le royalties». Molto critica la loro posizione, invece, rispetto le altre due proposte di iniziativa dei consiglieri regionali. «Sono lastricate di buone intenzioni propagandistiche», è il commento laconico. Anche perché si manterrebbero generiche rispetto alla individuazione delle risorse. Il Movimento 5 Stelle non le manda a dire a i consiglieri che se ne sono fatti promotori: «Romaniello, Galante e Pietrantuono sanno bene dove andare a trovare le coperture, solo che non gli conviene perché metterebbero a rischio il sistema clientelare dei partiti col quale sopravvivono essi stessi. Dovrebbero rivedere le consulenze, i doppi incarichi, le pensioni d’oro, i commissariamenti degli enti, la proliferazione di enti inutili, il ripianamento allegro dei debiti privati attraverso la tecnica della compartecipazione pubblico/privata».
Tutt’altra la questione che ne fa il consigliere Rosa che riprende il cavallo di battaglia: «Non è altro che puro assistenzialimso». Nulla di diverso rispetto ai programmi che negli ultimi 10 anni la giunta regionale ha messo in campo. E l’esponente di Fratelli d’Italia ne fa l’elenco: dalla cittadinanza solidale di Bubbico, nel 2005, al reddito di cittadinanza di De Filippo, l’anno successivo, per arrivare al reddito minimo di Pittella. «Le parole dei tre governatori per illustrare i provvedimenti sono identiche come pressochè identico è il progetto che sponsorizzano – tuona Rosa – Assistenzialismo puro che non ha rappresentato né rappresenterà una soluzione al problema della disoccupazione lucana né tantomeno un sviluppo economico per la nostra terra». Progetti «fallimentari», per il consigliere, che nessuno «si è preso la briga di monitorare per gli effetti prodotti». «Le politiche miopi del Pd lucano – aggiunge il coordinatore regionale di Fdi – prive qualsiasi intervento a favore dello sviluppo della nostra Regione, hanno addirittura raddoppiato la platea di poveri. 150 milioni di euro per non concludere nulla in questi ultimi 10 anni». Per quanto riguarda il merito dell’ultima misura, il consigliere osserva: il “sostegno dell’occupazione”, per il governatore lucano, si concretizza in attività presso pubbliche amministrazioni, enti pubblici economici, cooperative sociali, consorzi, e imprese sociali. «Noi ci chiediamo: i 131 Comuni lucani, più altri 100 (e vogliamo essere di manica larga) enti pubblici economici, cooperative sociali, consorzi, e imprese sociali lucane, quanti di quei 7.000 beneficiari potranno assorbire?».

m.labanca@luedi.it

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