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POTENZA – La sua ultima speranza era affidata al ricorso per Cassazione contro l’ordinanza che ancora lo costringe a firmare in caserma. Respinto, ha meditato qualche giorno e ieri il primario di Cardiochirurgia del San Carlo di Potenza ha rassegnato le sue dimissioni.
Lascerà il capoluogo Nicola Marraudino, dopo le accuse, le registrazioni shock, e l’arresto per la morte di una paziente.
Il primario ha spiegato le ragioni della sua scelta in una lettera inviata al direttore del San Carlo, in cui spiega di non sopportare più la sospensione decisa dall’azienda all’indomani dell’esplosione del caso Presta. Con la diffusione online della “confessione” shock di uno dei medici presenti in sala operatoria: registrato di nascosto mentre ammetteva di aver lasciato «ammazzare» la paziente dai colleghi. E in particolare Marraudino.
Per il primario la sospensione sarebbe stata una specie di condanna preventiva, nonostante il processo nei confronti suoi e di due colleghi sia appena iniziato. E i tanti che avrebbero «ben ha capito che qualcosa di non chiaro si agita intorno a questa triste storia, così come già in passato per altre storie che hanno coinvolto la cardiochirurgia potentina».
Il riferimento – con ogni probabilità – è alle dimissioni del suo predecessore Sergio Caparrotti, maturate nel 2008 in un contesto per tanti aspetti simile. Quando un’altra lettera anonima, come quella che ha fatto partire le indagini sul caso Presta, aveva denunciato loschi traffici di valvole cardiache e morti sospette. Accuse che in seguito si sono rilevate infondate. Tant’è che nei mesi scorsi proprio Caparrotti si era esposto pubblicamente solidarizzando col suo successore.
Marraudino è accusato di omicidio colposo in concorso, perché «nonostante l’avvenuto decesso» della paziente, a causa della lesione di una vena durante l’apertura dello sterno e di un maldestro tentativo di ripararla, avrebbe continuato e portato a termine «l’inutile e programmata sostituzione della valvola e il successivo trasferimento del paziente già morto in terapia intensiva».
Una messinscena – secondo il pm Annagloria Piccininni – necessaria per «alterare quanto realmente accaduto», e la presenza di un collega in sala operatoria in violazione alle norme sull’utilizzo dei medici che smontano dal turno di notte. Per questo Marraudino, che «sarebbe stato considerato direttamente responsabile dell’accaduto (…)», è accusato anche di falso in atto pubblico.
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