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SEDICI gallerie, 133 viadotti, 32 svincoli. Costo, all’epoca, 4 miliardi e mezzo di euro e lavori da consegnare all’Anas. Un’opera faraonica e dimenticata dopo anni di burocrazia, divieti, soldi introvabili e immancabili polemiche tra Stato e Reegione.
La Lauria-Candela torna alla ribalta ma alla chetichella. C’è una piccola citazione nella relazione del Viminale sull’attività delle forze di polizia e sulla criminalità organizzata. Dossier che riferisce sull’anno 2013 ma è stato presentato il 24 febbraio dal ministro dell’Interno Angelino Alfano.
In questa relazione c’è un passaggio che mette la Basilicata in allerta. Si parla di appalti pubblici, grandi opere e di «segnali di infiltrazione della criminalità nel sistema produttivo» in particolare «nel settore degli appalti pubblici, a cui, peraltro, potrebbero rivolgere l’attenzione le organizzazioni criminali campane, calabresi e pugliesi». Non solo le grandi opere in «fase di esecuzione» come il lotto della A3 Padula-Lauria, ma anche quelle in «programmazione». E la nota rimanda subito alla «nuova superstrada Lauria-Candela che attraverserà la Basilicata collegando la Salerno-Reggio Calabria all’Adriatica».
Spunta così, come un fungo, dopo che non se ne era sentito più parlare da sette anni. L’opera più impattante possibile, lunga 171 chilometri in mezzo a valli e montagne della Basilicata è di nuovo nell’agenda del Governo dopo il brusco stop al progetto datato luglio 2008 almeno per un primo tratto, quello della “Saurina” che da Lauria sarebbe dovuta arrivare a Vaglio. Quell’anno il ministero dell’Ambiente concluse l’istruttoria per la valutazione di impatto ambientale e la risposta fu negativa. «Ambientalmente incompatibile» per colpa di curve, gallerie e viadotti troppo ampie. Qualche anno prima, con ministro delle infrastrutture Di Pietro ci fu l’accordo: 200 milioni di euro li avrebbe messi lo stato, e altri 181 la Regione attraverso le royalties derivanti dal primo memorandum sulle attività estrattive. Tutto questo per completare soltanto il primo lotto. Quella valutazione negativa tirò fuori l’opera dai progetti della legge Obiettivo, caricando la spesa interamente sulla Regione Basilicata. De Filippo, allora governatore, ci provò a portare avanti la questione, cercando di ottenere un progetto di percorso alternativo coinvolgendo l’Anas. Ma tutto si fermò. In ogni caso nel 2005 la “Gis solution srl” ne fece una ricostruzione virtuale in 3d. Qui si legge bene la portata dell’opera e l’impatto sul territorio.
Ora la gigantesca strada che dovrebbe collegare la Basilicata da nord a sud rispunta e comincia preoccupare le forze dell’ordine persino in fase preliminare. Perché “segretamente” la questione è stata inserita nel dodicesimo allegato infrastrutture del ministero delle Economie e delle Finanze che elenca tutte le opere infrastrutturali da ultimare o programmare in tutta Italia.
Eppure la data del documento del Mef non coincide con l’anno di indagine contenuto nella relazione del Viminale. L’allegato è stato presentato l’8 aprile 2014 e tutto lascia pensare che il dossier sulla sicurezza sia stato aggiornato in fase di consegna.
Sta di fatto che la Lauria-Candela è lì ed è anche segnalata come in fase di “progettazione preliminare”. Manca ancora la delibera del Cipe ma la quantità di soldi da metterci resta sostanzialmente invariata, circa 4 miliardi e mezzo con completamento previsto “oltre il 2020”. Ed è qui che potrebbero inserirsi i gruppi criminali del sud Italia, alla ricerca dell’appalto che fa gola.
E a questo punto potrebbero ritornare i soldi delle royalties, visto che c’è un capitolo intero del memorandum che prevede nuove infrastrutture. C’è anche questo nell’agenda di Pittella? Plausibile, anche perché nell’accordo di programma “rafforzato” sulle infrastrutture lucane, siglato lo scorso anno di questa superstrada non c’è traccia. Intanto la politica lucana è avvisata, il timore di infiltrazioni mafiose nei subappalti è molto alto, così come lo è sul tratto della A3.

v.panettieri@luedi.it

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