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MATERA – “No alla porcata del Governo”. E’ solo una delle frasi sui cartelli che oltre 100 trattori hanno mostrato ieri durante la manifestazione organizzata a Matera da Altragricoltura per protestare contro l’Imu agricola. Il rischio di doppio default, per agricoltori e allevatori da una parte e per le pubbliche amministrazioni dall’altra è concreto, e lo dimostra la presenza di alcuni sindaci lucani e pugliesi e di tanti imprenditori che con la terra lavorano e mantengono famiglie e dipendenti. Ancora per poco, però. Il numero delle aziende costrette a tirare i remi in barca è sempre più alto anche se, come hanno dimostrato gli agricoltori che si sono riuniti ieri a Matera, la lotta è ancora forte. Lunedì il coordinamento degli agricoltori nato ieri spontaneamente nel corso della manifestazione si incontrerà al presidio di Altragricoltura, a Metaponto per le prossime azioni da mettere in campo per convincere il Governo a ritirare la legge. Ma l’Imu non è l’unica tegola sulla testa degli agricoltori; ci sono anche le tariffe del Consorzio di Bonifica. Per questo ieri Gianni fabbris, portavoce di Altragricoltura ha incontrato Giorgio Gandi a cui ha chiesto di fissare un incontro con il Commissario dell’ente per chiarire lo stato dell’arte e l’ipotesi di rivedere al ribasso le tariffe. Nessuna bandiera delle associazioni di categoria che, nel frattempo, hanno convocato una manifestazione per il prossimo 31 marzo. «Noi ci saremo – ha detto Fabbris, pur sottolineando la polemica per l’assenza più che evidente al corteo di ieri. Il lungo serpentone, che si era mosso alle prime luci del giorno, aveva percorso la città, entrando dall’Aia del cavallo e raggiungendo la piazza della stazione, senza provocare disagi particolari e con una gestione da parte di tutte le forze dell’ordine che si è dimostrata impeccabile. Emanuele Coretti, impegnato nell’impresa di famiglia («Da generazioni si lavora la terra, dal mio bisnonno a mio padre») spiega quanto forte sia la tentazione di mollare i 150 ettari di terreni fra Matera e Montescaglioso. Il suo trattore è fermo davanti al Consorzio e fra poco raggiungerà gli altri in piazza. Ha un aspetto che colpisce soprattutto per l’altezza, ma il temperamento è quello di un uomo che ama la terra. «Il prodotto che coltiviamo a cereali viene pagato poco, il gasolio che serve ai mezzi è caro, ed ora si aggiunge l’Imu che pesa sul reddito che ognuno di noi ricava dal proprio terreno». Ma aggiunge Coretti, il problema riguarda anche le quote latte, croce e delizia da tempo di questa categoria. Il termine ultimo per il pagamento del’Imu, ad oggi, è stato fissato al 25 marzo ma il Comitato chiederà che si prolunghi fino a giugno per avere il tempo di far giudicare i numerosi ricorsi già presentati. E’ questo uno dei temi che Gianni Fabbris ha sottolineato in piazza, ricordando che se l’appello lasciato nelle mani del Prefetto, ieri, non dovesse avere successo, i trattori sono pronti a marciare anche su Roma. «Matera è il comune con la superficie di terra più ampia d’Italia – spiega Gianvito Riccardi, allevatore – La soluzione non può passare attraverso il calcolo dell’altitudine delle aziende. La Regione, invece, ha completamente dimenticato questo territorio». La vicina Puglia è presente in forze, con allevatori, agricoltori giovani e anziani, parte della storia di un settore che nell’anno dell’Expo, dedicata all’alimentazione, rischia di scomparire. In tanti prendono la parola sul palco improvvisato su un camion per raccontare la loro storia, per ricordare che questa terra non può morire. Lo ricorda anche Oronzo Munno, agricoltore di Sammichele di Puglia di 81 anni che per spiegare l’atteggiamento del Governo usa un proverbio della saggezza della terra: «Se non hai provato il mal di denti, non puoi sapere cos’è». Ci sono le donne di Senise, di Atella che solidarizzano con gli agricoltori, l’associazione No pirogassificatore, gli ambientalisti di Palazzo San Gervasio. gli agricoltori di Turi, di Gravina e delle zone della murgia vicine. In molti hanno le scarpe da lavoro, pesanti e sporche di terra. La stessa che non vogliono abbandonare, nonostante Renzi.

a.ciervo@luedi.it

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