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IN BASILICATA non ci sarebbe un problema di numeri sulle attività di custodia nelle carceri. A dirlo è il rapporto dell’Istat a corredo dell’ultimo rapporto sul numero di detenuti nelle carceri italiane. E resta soprattutto il problema del sovraffollamento.
Se guardiamo all’insieme di quanto scritto dall’istituto di statistica c’è un problema che riguarda tutta l’Italia, partendo da presupposto che all’interno degli istituti penitenziari il rapporto ottimale dovrebbe essere di uno a uno. Un agente di custodia per ogni detenuto. A livello nazionale le percentuali sono ben distanti da questo valore perfetto, con 60,9 agenti presenti per ogni 100 detenuti.
E in Basilicata? Ecco, i valori dell’indice sono ancora più alti che nella Valle d’Aosa, con 87,3 agenti ogni cento detenuti custoditi nelle case circondariali lucane. Ovviamente si tratta di dati aggregati, molto lontani dalla realtà. Ma è vero, i detenuti vanno sempre diminuendo e sono soprattutto italiani. Sono in Basilicata l’85% dei detenuti è di nazionalità italiana ed è così in tutte le regioni del mezzogiorno.
Ma è anche vera un’altra cosa secondo l’Istat. Nell’ultimo decennio in Italia, le condizioni di vita in carcere sono progressivamente peggiorate a causa del sovraffollamento. E proprio la corte europea dei diritti dell’uomo poco tempo fa ha applicato una sanzione all’Italia per “trattamento inumano e degradante”, sollecitando la soluzione di tale problema.
Il sovraffollamento, quindi, è ancora un problema serio. A partire dal 2000, i tassi di sovraffollamento basati sulla capienza regolamentare mostrano valori superiori alla soglia di 120 detenuti ogni 100 posti disponibili e risultano in costante crescita, fino al 2005 (139), per poi scendere vistosamente a seguito del provvedimento di indulto nel 2006 (91); il trend di crescita riprende dall’anno successivo fino a raggiungere il picco di 151 nel 2010.
Solo i provvedimenti varati negli ultimi anni hanno permesso di riportare il tasso di sovraffollamento a un livello più contenuto, pari a 131,1 nel 2013, quindi 131 persone ove ne sarebbero previste 100. In particolare, le misure adottate hanno influito in varia misura sull’ammontare della popolazione detenuta (sia condannata che in attesa di giudizio), come risulta visibile dai dati degli ultimi anni ed in particolare del 2013, anno in cui la popolazione carceraria è diminuita del 4,8% rispetto al 2012 (-8% rispetto al 2010). Il trend decrescente è visibile ancor più nel 2014 (ad ottobre i detenuti presenti sono già il 13% di meno rispetto al 2013). Le carceri maggiormente sovraffollate – afferma l’Istat – sono quelle in cui sono detenute persone di sesso maschile (132 i detenuti presenti ogni 100 posti, contro i 110 delle donne). Il sovraffollamento affligge di più il Nord-Est (150,0) e il Nord-Ovest (138,6), mentre fortemente sotto la media del Paese (131,1) si collocano le Isole (109,3). Tra le regioni dove è più diffuso il fenomeno del sovraffollamento spiccano la Liguria (163,4), la provincia di Trento (158,3), l’Emilia Romagna (154,3), la Puglia (152,3), le cui popolazioni detenute superano di oltre il 50% quelle previste. Le persone che entrano in carcere ogni anno si sono ridotte dalle 81.000 dell’anno 2000 alle 59.0000 del 2013 (-27% circa).
Il calo ha riguardato solo il numero di imputati a disposizione dell’autorità giudiziaria (-31%), mentre quello dei condannati, nello stesso periodo, ha registrato un incremento (+11%). Per il 40% degli imputati entrati in carcere, l’iter è veloce: arresto, conduzione in carcere, processo per direttissima oppure convalida dell’arresto in pochissimi giorni7. Il 15,9% dei detenuti esce dal carcere nel giro di una settimana (24,7% nel 2011), si tratta quasi esclusivamente di imputati (il 96,7%). Gli stranieri con una permanenza breve rappresentano il 19,4% del totale degli stranieri, mentre gli italiani il 13,1%.
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