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I palloncini colorati, in piazza, erano pochi. Dall’adesione all’evento su Facebook e dai commenti in rete, ce ne se aspettava molti di più. Ma si sa, la piazza virtuale non è quella reale.
Del flash mob organizzato ieri in piazza Mario pagano per Marcello Pesce, il trentenne potentino multato dalla polizia locale per aver «fatto pubblicità» senza autorizzazione riempendo la città di palloncini colorati, rimane senza dubbio il simbolo di una questione abbastanza controversa che in realtà spacca l’opinione pubblica, chè se ne possa pensare guardando solo al popolo della rete.
Massimo dovrà pagare 1262,80 euro di multa, risultato di tre verbali per aver appunto violato il codice della strada – gli viene infatti contestata l’affissione dei palloncini sui segnali stradali – e aver realizzato una campagna pubblicitaria «abusiva».
Questo perché i palloncini – come lo stesso Massimo dichiara qualche giorno dopo sulla sua pagina Facebook, quando avevano già attirato l’attenzione della gente oltre che della stampa locale – erano legati a un evento di musica reggae che Massimo avrebbe organizzato di lì a breve a Potenza.
«Come ho già detto – ribadisce Massimo durante il flash mob – non contesto la prima multa, anche se mi chiedo se si possa basare un tale conclusione sulla semplice pubblicazione sul social network di un segnala stradale con palloncini, perché non è detto lo abbia fatto io. E se ogni persona avesse installato un palloncino? Dovrebbero pagare tutti? E’ una prova? Ma certamente voglio contestare le multe relativa all’accusa di pubblicità abusiva, in quanto la presenza dei palloncini solo in un secondo momento, cioè su Facebook, sono stati collegati all’evento. Voglio dire, la pubblicità è stata fatta dopo e solo sul social network».
Eventualmente sarò chi di competenza a stabilire torti e ragioni. Ciò che è certo è che non tutta l’opinione pubblica sta con Massimo, pur consapevoli di non aver fatto nulla di male. Tra molti organizzatori di eventi o associazioni, infatti, si è diffusa l’idea che la legge è legge e vada rispettata. Altrimenti chiunque, tra loro, potrebbe fare lo stesso senza dover pagare i costi necessari per farsi pubblicità, siano essi palloncini o le più banali affissioni.
«Allora noi siamo stupidi se seguiamo il regolamento e paghiamo quanto è dovuto?>>. Di contro, anche tra chi di settore, c’è la convinzione che si tratti di “guerrilla marketing” – ovvero, per definizione “una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso costo ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali” – e pertanto non soggetta ai regolamenti. Non un atto illegale ma certamente un atto che se rispettasse i canoni stabiliti, anche dalla legge, perderebbe i connotati di guerrilla marketing. Se così fosse, però, un’operazione del genere includerebbe una certa strategia pubblicitaria che per altri, al contrario, è proprio ammissione di colpevolezza. Nessuno può ergersi a giudice di qualcunaltro. Di fatto, però, esiste uno strato di compartecipazione, più che di partecipazione, tale per cui un gruppo di persone hanno pensato addirittura a un flash mob per radunare gente e raccogliere fondi da utilizzare per pagare le multe. <
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