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MATERA – E’ un fiume in piena, a dispetto dei suoi 91 anni.
Leonardo Sacco conserva una memoria analitica intatta che lo porta a rispondere, dati alla mano, a chi lo chiama in causa, come Vincenzo Viti che dalle colonne del Quotidiano aveva commentato, a sua volta, l’articolo di Carlo Vulpio sul Corriere della Sera, ispirato al libro “Matera e Adriano Olivetti. Conversazioni con Albino e Leonardo Sacco, di Federico Bilò e Ettore Vadini (edito dalla Fondazione Olivetti, pp. 278)”.
Sacco commenta quella pubblicazione e i fatti che portarono i due autori a realizzarla: “Due architetti dell’università di Pescara hanno costretto me e mio fratello Albino a rispondere ad alcune domande, ma la resa non mi è piaciuta anche dal punto di vista grafico”.
Sacco parte dalla sua risposta a Vincenzo Viti che si riferisce a lui, definendo il loro : “Un rapporto non sempre agevole”.
“In realtà non c’è mai stato alcun rapporto – spiega perentorio – perchè siamo sempre stati su due posizioni diverse, da quando lui fu assunto come addetto stampa al Consorzio industriale e faceva parte di un gruppo che era contro il piano regolatore e lo sviluppo della città – aggiunge il fondatore e direttore del periodico “Basilicata”.
Ma l’excursus del giornalista prosegue e si ferma su una vicenda che, ancora oggi lo coinvolge in un’attesa estenuante e non ancora colcusa. La immensa biblioteca di Sacco, composta di numerosi documenti unici che rappresentano la storia della Basilicata e della sua evoluzione sociale e politica, donati alla Regione al prezzo simbolico di un euro, non hanno ancora trovato adeguata sistemazione se non momentaneamente nei sotterranei del palazzo della Regione, a Matera.
Sacco non nasconde (e come potrebbe farlo, d’altronde) la sua irritazione soprattutto mentre mostra due lettere firmate dall’ex presidente della Regione Vito De Filippo il quale il 17 ottobre del 2012 gli conferma l’impegno: “La Regione si impegna fin d’ora a mettere in campo nei tempi più brevi tutte le risorse e le azioni necessarie a realizzare il progetto in discorso, allo scopo di raggiungere il comune obiettivo di dare la giusta collocazione al prezioso patrimonio che gli viene affidato”. E l’ex presidente indica al dirigente di turno di “Valutare e concretizare la proposta”. Leonardo Sacco attenderà fino al gennaio 2013 per ottenere una nuova lettera di De Filippo in cui lo si ringrazia per la donazione e con una frase significativa (“Grazie a nome dei Lucani per questo tuo ennesimo atto di amore nei confronti della Basilicata”) non si registrano ulteriori passi avanti.
Nel frattempo, nel piccolo appartamento in cui ancora oggi Sasso vive (stipato di volumi, pubblicazioni, documenti che custodisce gelosamente), i ricordi sono affidati anche alle sue parole.
Sfoglia il numero di Basilicata, la pubblicazione da lui diretta, che nel 1973 dedica alla questione materana uno speciale e racconta: “Il caso di Matera fu particolarmente grave, all’epoca”. La ricostruzione di Sacco sottolinea i passaggi fondamentali: “L’Unnra Casas propose un villaggio attorno alla città. Inizialmente la proposta ne riguardava almeno 5 o 6.
Adriano Olivetti, nel dopoguerra tornato dall’esilio in Svizzera – ricorda Sasso, che è presidente dell’associazione intitolata all’imprenditore – parlando con lo psicologo Cesare Musatti, si confrontò con lui sui temi dello sviluppo del Paese. Alla fine del 1948 l’Istituto di urbanistica che dopo il fascismo versava in una profonda crisi economica, lo chiama alla presidenza. Grazie ai rapporti con Ludovico Quaroni, Olivetti entra in contatto con l’Unrra Casas – settore infrastrutture. Adriano Olivetti, nel frattempo, finanziava il quotidiano degli ex azionisti che non confluivano nel partito socialista, Italia socialista diretta da Aldo Garosci. Su questo giornale scrivevano Carlo Levi, Manlio Rossi Doria e Mazzocchi Alemanni, economista agrario che aveva lavorato in Sicilia per la riforma agraria. Su questo quotidiano, alla fine del 1948, sostenne che attorno a Matera sarebbe stato utile costruire villaggi e borghi per aiutare i contadini”.
E’ di un anno dopo l’intervento di Adriano Olivetti: “Nel primo numero della rivista “Comunità” nel gennaio 1949, Olivetti sostiene in una pagina che si debba intervenire a Matera. Convinto di questo progetto, invia in città l’ing. Martoglio per verificare il da farsi”. Sacco all’epoca dirigeva a Lecce l’associazione artigiani, come già aveva fatto a Matera. “Nel 1949 Adriano Olivetti viene per la prima volta a Matera dove incontra Mazzocca Alemanni. Al suo ritorno, invia Martoglio a studiare la piana di La Martella dove acquista 50 ettari per realizzare il villaggio. Quando l’Unrra Casas in seguito comunica a De Gasperi la decisione di realizzare il primo villaggio per 200 abitanti il presidente del consiglio decide di venire a Matera nel luglio del 1950”.
Il progetto, però, non convince i materani ai quali La Martella non piace. “In una interrogazione al ministro dei Lavori pubblici, Michele Bianco esponente del Partito comunista, contrario a priori a tutte le novità per la città chiede perchè mai Olivetti porti stranieri a osservare le miserie di Matera.
Il percorso che la città compie e quelle vicende, si ritrovano nel libro di Sacco: “Matera contemporanea, cultura e società” con prefazione di Giuseppe Galasso e postfazione di Geno Pampaloni. L’itinerario che descrive nel volume, ripercorre tappe della storia della città, lontane da luoghi comuni e retorica.
a.ciervo@luedi.it
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