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SI PUÒ affermare, ormai con una certa sicurezza, di essere presenti in Basilicata a un diffuso e articolato fermento verso la “cultura”, intesa quale fattore propulsivo di crescita e di sviluppo.
Certo bisogna maneggiare questo concetto ancora con una certa cautela, atteggiamento necessario quando ci si trova di fronte a qualunque fenomeno in via di formazione e dunque per alcuni versi ancora esile o fragile, e che ha bisogno di molta cura e sostegno per radicarsi e consolidarsi.

Questo fenomeno però, possiamo tranquillamente dire, ha dimensioni significative ormai, sia in termini quantitativi che, ovviamente, qualitativi, e si percepisce sia in chiave di programmazione e di operatività sul territorio, sia in conseguenza di attività ed atti legislativi d’iniziativa regionale, in raccordo con i nuovi indirizzi nel campo (culturale) da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. E trova poi il suo punto di maggiore sintesi e forza, nella scelta di Matera quale capitale europea della cultura per il 2019. Proprio per raggiungere questo obiettivo molto è stato fatto, ma moltissimo deve adesso essere progettato e realizzato. Poiché il risultato raggiunto è innanzitutto un punto di partenza. E proprio per sostenere e consolidare questo processo è necessario discutere, confrontarsi per costruire strategie solide e di lunga durata.

Il processo di candidatura ha rappresentato un progetto-processo straordinario. Ha suscitato entusiasmo e progettualità davvero notevoli, da cui partire per lanciare ancora più in avanti il piano di un territorio che faccia del “sistema cultura” una della leve principali della sua identità e del suo modello di sviluppo.

L’Unibas è parte e motore di questo processo, e vuole esserlo sempre di più proprio al servizio dell’obiettivo generale. C’è una interessante storia che rende solidali i destini delle città con le istituzioni universitarie, istituzioni che diventano attore potente e fattore di azione più ancora che semplice fattore di contesto. Eppure questa dimensione d’intesa, in Basilicata è ancora poco praticata e sottovalutata rispetto alle sue potenzialità.

L’Università della Basilicata è stata coinvolta sin dal primo momento della creazione del Comitato Matera 2019, convinta della profonda necessità di un ripensamento collettivo del ruolo della cultura (e della formazione) nella rinascita di questa regione.

È utile, forse, ricordare un dato: l’Università della Basilicata è la prima università in Italia per numero di prime lauree in famiglia, che significa che gran parte dei nostri studenti sono i primi ad ottenere un diploma universitario nel proprio nucleo familiare. Questo elemento deve far riflettere, in considerazione del background che questa regione ha e del compito ‘sociale’ che il nostro Ateneo sostiene per quanto riguarda la crescita culturale ed intellettuale del territorio.

Su questo sfondo appare più chiaro quale deve essere il nostro rinnovato impegno per Matera/Basilicata 2019.
Molti sono i progetti del Dossier nei quali Unibas è chiamata a partecipare e a dare il proprio contributo mettendo a disposizione il sapere e l’esperienza accademica, così come le nuove strutture, a partire dal nuovo Campus di Matera. Ma in questa fase iniziale del percorso saremo chiamati principalmente a costruire con la comunità intera un processo di formazione per prepararci al 2019 e oltre.

Da Change Makers a Matera Links, più un programma di master (in corso di definizione), saremo parte integrante di un laboratorio diffuso che formerà le nuove generazioni (e non solo) attraverso un vero e proprio percorso di ricerca e sperimentazione delle forme economiche che la cultura può offrire: e allo stesso tempo saremo parte integrante nella ricerca e produzione di dati oggi assenti sulle azioni culturali e sul turismo culturale, necessari per creare una vera e propria strategia, essenziale per ogni politica di questa regione.

È in programma di dialogare in maniera sempre più forte e strutturata con il mondo della scuola e il sistema formativo. Dialogare e lavorare insieme a tutta la filiera formativa, per sostenere al meglio la crescita delle nostre nuove generazioni, perché ci si riappropri di una visione lunga della formazione culturale necessaria a questo territorio.

All’interno del processo di sviluppo dell’Unibas, stiamo mettendo in campo due nuovi corsi di laurea, uno magistrale, internazionale, di Economia a Potenza, uno triennale di Paesaggio a Matera, per rafforzare la nostra offerta formativa rispetto a due settori particolarmente necessari nella crescita di questo territorio. Se da una parte risulta evidente la necessità di completare una formazione economica (già avviata con la triennale) la scelta del tema del Paesaggio (nella sua declinazione allargata sia al territorio rurale che alle aree verdi urbane) è imposta della necessità di ripensare una forma di governo sia delle aree urbane che del territorio sempre più spopolato.

Parallelamente l’Ateneo promuove il processo di internazionalizzazione, di didattica e ricerca, sia attraverso l’istituzione del corso di laurea Magistrale internazionale in Geoscience and Georesources, sia attraverso i progetti Internazionali: ELARCH “Euro-latin America partnership in natural risk mitigation and protection of the Cultural Heritage”, EDAMUS (EMMC) Master Course “Sustanable Management of Food Quality”, Jean Monnet Chair in European Innovation Policy, Tempus IV – BAEKTEL “Blending academic and entrepreneurial knowledge in technology enhanced learning” solo per citarne alcuni.

L’Università è pronta a questa sfida: è chiaro che questo presuppone anche una riflessione interna e la capacità di rimettersi in discussione rispetto alla necessità, dettata da questa crisi che ci attanaglia, di ‘inventare’ nuove economie per il Sud, per l’Italia e l’Europa. E qui noi stessi dobbiamo saper trovare strumenti nuovi di ricerca da mettere a disposizione della comunità tutta: così come dobbiamo partecipare, con un senso di responsabilità piena, ad un processo di governance, in grado di evitare ogni rischio verticistico di governo e/o di strumentalizzazione del Dossier, a favore di una larga condivisione e coinvolgimento nei processi di costruzione di Matera 2019.
Così come ci sollecitano Robert Palmer e la stessa commissione europea giudicatrice, appare decisivo, dunque, optare per modelli di organizzazione partecipativa e di gestione che includano un maggior numero di soggetti nel percorso e nelle scelte strategiche coerenti con le linee dettate dal Dossier che ha portato alla proclamazione di Matera a Capitale Europea della Cultura.
I tempi adesso incalzano e urge passare ora a una fase maggiormente operativa per completare l’organigramma gestionale e finalmente occuparsi delle questioni strettamente legate ai contenuti.

*rettore dell’Università degli studi della Basilicata

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