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POTENZA – L’aula magna del Campus non è completamente piena. Ci sono dei ragazzi, qualcuno mostra degli striscioni “No Triv”. Un paio di cartelli sono appesi. Ma nessuna contestazione, qualche richiesta, gli interventi dei docenti (e solo i loro), il tentativo di ricomporre a unità dell’assessore Berlinguer e della rettrice Aurelia Sole. Poi lo sbotto, «scusate la franchezza, ognuno ha il suo carattere».
Il primo (di una lunga serie) ingresso all’Unibas di Marcello Pittella da governatore arriva dopo «le critiche, le polemiche, gli insulti». L’obiettivo era, in realtà, iniziare a costruire un ponte tra l’Ente e Unibas. Perchè ci sono tanti ambiti, soprattutto nei settori energetici e ambientali, in cui la Regione potrebbe avvalersi delle competenze dell’Università. E i tanti interventi dei docenti sono tutti nella stessa direzione, puntano proprio a dire: «Noi ci siamo, abbiamo capacità e competenze, sappiatele utilizzare». Ma poi quegli striscioni e l’intervento di un ex studente, Giorgio Santoriello, fanno montare la rabbia. Perchè il tema – di qualunque cosa si parli e qualunque cosa si faccia – resta sempre e solo uno: i pozzi, il petrolio e la svendita della Basilicata.
Ma non c’è solo quello. Perchè tra i docenti dell’Unibas che intervengono e attaccano, c’è anche l’ex senatore Romualdo Coviello. Ora sì in veste di docente, ma che in passato è stato uno di quelli che contano. Ed è come se due mondi si scontrassero, quello del passato e quello del presente. L’accusa di Coviello è «di non aver saputo creare imprenditorialità. L’università si doveva far promotrice di una nuova cultura e, invece, la Regione ha scelto di dare all’Università 10 milioni di euro l’anno che servono solo per pagare le spese correnti».
«Ma con i tagli che ogni anno il ministero opera – gli risponde Aurelia Sole – come potremmo andare avanti? E attenzione, forse non sono immediatamente calcolabili, ma l’Università ha avuto grandi ricadute sul territorio. Abbiamo fatto tanto». Certo ripensarsi e riprogrammare è necessario per il futuro, ma «siamo – come detto da Antonio Lerra – la più grande risorsa sopra il suolo che questa regione ha».
Ma quelle risorse sono tante «e come è possibile garantire la libertà dell’Università – chiede Santoriello – se questa continua a drenare risorse? Fino a che punto la politica ha frenato la sua crescita? Perchè non pensare piuttosto di avviare un percorso di riforma dell’Arpab coinvolgendo l’Ateneo?».
Pittella ascolta in silenzio. Del resto l’Arpab è spesso tirata in ballo. Gli stessi docenti – come Valerio Tramutoli – chiedono alla Regione di avvalersi delle competenze delle tante eccellenze dell’Unibas, che vanno a portare lustro altrove e non alla loro terra. «Eppure su casi come Fenice noi avremmo potuto essere una risorsa».
Sempre lì si torna. I temi ambientali ed energetici. Che sono quelli, del resto, su cui l’Ateneo può vantare le carte migliori.
«Il tema vero è lo spopolamento – prova a guardare oltre Berlinguer – il resto è accessorio». Ma no, il tema vero in ballo ora è la fiducia. La fiducia nell’Arpab, la fiducia nelle istituzioni, nelle persone. Nelle capacità di governare. E nella volontà di difendere la salute e il bene del popolo lucano.
«E io non ci sto», avrebbe detto Scalfaro.
«Se perdiamo un’occasione così – dice Pittella, riferendosi al petrolio, ma anche alla Sata di Melfi e Matera 2019 – noi siamo dei folli. E’ vero, accanto alle cose buone abbiamo fatto tante cose cattive. E va fatta un’operazione verità, non c’è dubbio. Io lavoro per cambiarla questa regione, ma le lancette dell’orologio non tornano indietro. E gli errori fatti in passato (per rispondere a Coviello, ndr.) non si possono ora recuperare in sei mesi. Però se noi dobbiamo fare un’operazione verità, dall’altra parte ci si deve informare. Dove sono i 300 nuovi pozzi? Le 18 istanze di ricerca di idrocarburi presentate sono state tutte respinte dal nostro dipartimento Ambiente. Pur riconoscendo e correggendo gli errori del passato dobbiamo avere un sussulto di orgoglio nel rilanciare la nostra regione, cogliendo le opportunità che ci si presentano».
Ma poi c’è un altro punto: «Può una regione dire no al governo del Paese? Perchè io mi interfaccio, sia chiaro, con il governo e non con le compagnie petrolifere. Poi massima trasparenza e severità dei controlli: ma lo vogliamo dire o no che sono in questi mesi, per la prima volta, abbiamo fatto le prove di diossina ai camini di Fenice e della Ferriera? Io sono pronto a sostenere le vostre legittime richieste di approfondimento, ma anche nella diversità di pensiero dobbiamo essere onesti e confrontarci sui dati reali, dobbiamo essere informati. Come stiamo tentando di fare con il Registro tumori. Perchè io non mi voglio rassegnare all’idea che qui non c’è alcuna prospettiva per il futuro. E il sorprendente risultato di Matera 2019 è la prova che i numeri ce li abbiamo. Ma divisi come siamo non andiamo da nessuna parte.
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