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E’ UNA Basilicata in bianco e nero quella che ci fa conoscere il Touring club italiano. L’articolo di Piero Carlesi (con bellissime foto) pubblicato qualche giorno fa sul sito ufficiale dell’associazione, restituisce uno spaccato storico della regione, sconosciuto ai più. Lo riproponiamo oggi ai lettori de “Il Quotidiano” sottolineando l’interessante iniziativa promossa dal Touring denominata “Digitouring”.

LA BASILICATA è stata per decenni una delle regioni più neglette d’Italia: la scarsa redditività dell’agricoltura, per secoli unica economia del territorio, ha condannato gli abitanti della regione all’emigrazione verso il continente americano, tra Ottocento e primi del Novecento, e verso l’alta Italia nel secondo dopoguerra. Oggi naturalmente molte cose sono cambiate, dal sottosuolo si estrae petrolio e gas naturale, l’industrializzazione ha avuto un notevole progresso con lo stabilimento Fiat di Melfi, il turismo marino si è imposto specialmente a Maratea e la stessa Matera, un tempo battezzata “vergogna d’Italia” sta per diventare, nel 2019, dopo una radicale trasformazione, Capitale europea della Cultura.

IL PROGETTO DIGITOURING

Per fare però un viaggio a ritroso nel tempo e scoprire com’era la Basilicata di 50-100 anni fa risulta interessante, anzi addirittura emozionante consultare il percorso preparato ad hoc su www.digitouring.it, il nuovo sito web su cui è possibile visionare il prezioso materiale del Centro di documentazione del Tci. Il sito Digitouring, che vi invitiamo a consultare, riserva infatti piacevolissime sorprese perché offre la possibilità di consultare gratuitamente migliaia di immagini, centinaia di carte storiche e intere annate della Rivista Mensile dei primi anni del Novecento. Ecco alcuni esempi dei documenti che si possono trovare su Digitouring (anche nella gallery in alto).
È una Basilicata brulla e solitaria quella descritta, per esempio, nel 1956. Una regione selvaggia e sconosciuta, solcata dalle fiumare che d’estate si asciugano, dominata dall’apparato vulcanico del Vulture a nord e dal paesaggio che i calanchi e le pietre hanno modellato intorno a Aliano, Craco, Pisticci, Ferrandina, Matera. Gli abitati si aggrappano con forza ai fianchi dei dirupi su cui si ergono, le case si addossano le une alle altre a cercare protezione dal vento. Guardate per esempio la foto che ritrae il mercato della verdura a Sant’Arcangelo scattata nel 1956 (nella foto qui sotto). In un territorio che parla ancora oggi il linguaggio aspro della natura sopravvivono riti e ritmi altrove scomparsi, tradizioni che trovano il tempo di tramandarsi e un sapore antico che è rimasto intatto: è questo il fascino di questa regione, ancora poco conosciuta.

LA VITA QUOTIDIANA

In Digitouring si trovano aspetti della vita quotidiana d’un tempo che oggi fanno sorridere, come le donne in coda a prendere l’acqua alla fontana del villaggio (in questo caso a Grassano, la foto è del 1955) quando evidentemente l’acqua correte nelle case era ancora un sogno. E che dire del pranzo durante la mietitura a San Giorgio Lucano (1965), nella foto qui sotto? È un rito certamente oggi non più in uso, retaggio di una civiltà contadina d’altri tempi. Così come appare la vendita per strada delle sedie impagliate a Terranova del Pollino nella foto del 1966.
Le tradizioni non mancano nella Basilicata di 50 anni fa; molte sono sopravvissute, altre dimenticate. Il corteo nuziale per esempio ripreso a Sant’Antonio Casalini nel 1956 è solo un ricordo, mentre la processione del Venerdì Santo a Barile immortalata nel 1962 (nella foto qui sotto) forse si effettua ancora.
Discorso a parte merita Matera, la celebre città dei Sassi, oggi Patrimonio del’Umanità. Riprendiamo un passaggio della Guida Rossa Tci: “Il tessuto edilizio costituisce un naturale assembramento di edifici e complessi di notevole qualità formale e architettonica e di abitazioni, anche sotterranee, comprendenti in un unico vano il luogo di uso domestico e quello destinato a stalla. Le strade, tortuose e in pendenza, molto strette,, con scalinate, si snodano tra il labirinto delle dimore ammassate le une alle altre in gradevole disordine, con logge e balconi spesso sostenuti da mensoloni ornati…”
Qui in Digitouring troviamo uno scatto della Gravina di Matera e del rione del Sasso Barisano del 1954 e poi anche un’immagine del 1951 di case tipiche ai Sassi, con ripide scalette d’accesso (nella foto a sinistra). E a proposito di architettura rurale colpisce anche l’infilata delle case a Pisticci fotografate nel 1960.Concludiamo questa breve carrellata con una foto di cento anni fa: una carrozza su una strada polverosa della regione: l’anno è il 1915, l’autore ignoto, ma ci dà il senso di quant’acqua sia passata sotto ai ponti…

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