X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

FRANCOIS RAFIN è stato nominato amministratore delegato della Total Italia. Su di lui, che in Total ci lavora dal 1979, fino a ieri aleggiava un alone di mistero a causa della sua improvvisa rimozione da amministratore in Uganda ad un anno dalla nomina.
Una partenza che gli analisti giudicarono «inaspettata». Anzi, per un po’ di tempo sono circolate voci che lo volevano definitivamente fuori dal colosso petrolifero francese a causa dei ritardi accumulati sul rilascio delle licenze in territorio africano. Lì a gestire le concessioni, è una joint venture che in un solo anno pare avrebbe ottenuto soltanto una licenza. Il ritardo di produzione, in una situazione economicamente non favorevole visti i bassi prezzi del petrolio, avrebbero spinto Total a rivedere le sue strategie africane. D’altronde poco tempo fa il gruppo francese aveva annunciato un taglio dei costi e degli investimenti per tutto l’anno in corso e comunque fino ad un nuovo aumento dei prezzi del petrolio al barile.
Eppure in Africa dal 2012, anno dell’insediamento sul territorio, l’azienda avrebbe sviluppato nuove tecniche di estrazione perforando il primo pozzo orizzontale in Africa con tecnologie 3d.
A dispetto delle voci Rafin adesso dovrà gestire la costola italiana di Total e soprattutto il progetto Tempa Rossa con la costruzione del centro oli sulle montagne della Basilicata. A dire la verità la nomina è arrivata il primo marzo 2015, ed è già operativa. E forse la chiave del trasferimento sta proprio in quella tecnologia sperimentata in Uganda. Si tratta di un sistema di iniezione nel pozzo di una miscela di acqua e polimeri non precisati che servono per rendere il petrolio grezzo più leggero, favorendone così la fuoriuscita. Tecnologia che, a quanto pare, Total non ha intenzione di vendere ad altre compagnie.
Ma Rafin prima di Uganda e Italia si è occupato per Total sia di costruzione che estrazione e sviluppo di impianti petroliferi in Gran Bretagna, Tunisia, Spagna, Indonesia, Egitto, Francia, Algeria, Venezuela e Thailandia. Ma almeno per quanto riguard ala Basilicata i giochi sono quasi fatti, bisognerà solamente aspettare il completamento del centro oli. Opera che dovrebbe essere pronta entro massimo tre anni. In effetti sugli otto pozzi autorizzati già sei sono pronti mentre altri due sono in attesa di perforazione. Mancano, però, le autorizzazioni necessarie. Non mancano invece quelle sulla costruzione del centro di trattamento oli dove gli idrocarburi estratti, convogliati tramite una rete di condotte interrate, verranno trattati e separati nei diversi sottoprodotti (grezzo, gas metano, zolfo, Gpl). Il petrolio sarà trasportato tramite condotta interrata all’oleodotto “Viggiano-Taranto”, mentre il gas sarà convogliato alla rete nazionale di distribuzione. Prevista anche la costruzione di un centro di stoccaggio Gpl dotato di 4 punti di carico stradale.

v.panettieri@luedi.it

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE