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Mario Pisciotta ha quasi 55 anni e ha fatto il portalettere per 33. La sua è una storia che stride nell’epoca dei falsi invalidi e dei vitalizi miliardari. Nella vita di quest’uomo, la tragedia inaspettata, lo aspettava su una strada cittadina dieci anni fa dove un incidente sul suo motorino (non in orari di lavoro) lo lascia incapace di muoversi. Da quel momento la sua vita e quella dei suoi familiari (la moglie e due figli) cambia per sempre. Oggi Pisciotta vive in una casa in affitto (a 400 euro mensili) dove la sua famiglia, a turno, non lo lascia mai solo. Nella casa che aveva acquistato appena sposato non avrebbe potuto più vivere perchè senza ascensore e inadeguata alle sue condizioni. Oggi, 490 euro di accompagnamento e 270 euro di invalidità civile, riconosciuta al 100% con inidoneità permenente al servizio, sono ciò che gli è consentito percepire. Inutili le richieste dei familiari che si sono rivolti all’Inps (che avrebbe comunicato loro che i termini per la richiesta di pensione erano scaduti, ndr.) per ottenere i contributi versati in oltre 30 anni di lavoro ma il muro impenetrabile oltre il quale sembra non si possa andare è rappresentato dalle dimissioni che Pisciotta decise di dare perchè impossibilitato a continuare a svolgere il suo lavoro. «La sua è stata una decisione – spiega l’avvocato Sofia Zaccheo – presa anche per tutelare la sua dignità di essere umano, messa a dura prova dalle consguenze di quell’incidente». Oggi il caso di Pisciotta (a cui una prima commissione non riconobbe l’invalidità e la cui deciisone fu sconfessata da una nuova perizia che, invece, lo definì invalido al 100%) è approdata alla Corte dei Conti dove l’avvocato Zaccheo si augura che giudici che abbiano voglia di «Valutare la vicenda umana, al di là dell’aspetto giudiziario» mentre la famiglia lancia un appello per fare in modo che il lavoro svolto in trent’anni venga riconosciuto. «Comprendiamo che la decisione di licenziarsi, di fatto sia stata presa da mio marito – spiega la moglie Filomena – ma in quelle condizioni non avrebbe potuto svolgere il suo lavoro. In tanti anni, mio marito ha dato tanto ma oggi non gli è consentito avere il frutto del suo lavoro». «In fondo – spiega l’avvocato Zaccheo – si tratta di cifre che non mettono certo in difficoltà le casse dell’Inps. Credo, perciò, che si potrebbe guardare con occhio diverso al suo caso e per questo mi auguro che la Corte dei Conti se ne possa occupare». A sostenere Mario Pisciotta pensano, per fortuna, i suoi due figli gemelli. Elena 24 anni lavora alle Poste e suo fratello in un panificio.
a.ciervo@luedi.it
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