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POTENZA – I finanzieri si sono presentati ieri mattina sia nella sede del Cotrab che del Comune, su mandato della procura regionale della Corte dei conti, per acquisire tutti gli atti relativi al trasporto pubblico di Potenza. Autobus, scale mobili, parcheggi e quant’altro. Centinaia di dipendenti assunti con contratti precari e criteri più o meno trasparenti. Prorogati e stabilizzati di diritto. Affidamenti senza gara. E un buco milionario ripianato ogni anno dall’amministrazione, che per qualcuno è il vero «bubbone» che ha portato in dissesto il bilancio del capoluogo.
Ci vorranno mesi per leggere le carte, ma la senzazione è che i magistrati contabili non faranno sconti a nessuno, e se emergeranno profili di rilievo penale le carte passeranno subito alla Procura ordinaria.
Quello di ieri è stato il primo segnale concreto di un’inchiesta di cui in città si parlava da tempo. Dopo anni di denunce da parte della minoranza in consiglio.
I militari della polizia tributaria hanno chiesto tutti i documenti necessari per ricostruire i rapporti tra l’amministrazione e la società che dal 2008 gestisce il trasporto pubblico nel capoluogo. Ma già ieri spulciando tra le carte sarebbero emersi spunti ulteriori di interesse investigativo. E altri potrebbero venire mano a mano che il loro lavoro andrà avanti.
Nella scorsa consiliatura si erano sentite più volte parole infuocate contro il sistema di trasporto nel capoluogo. Soldi regalati. Oltre 10 milioni di euro all’anno per servizi che non si sono riusciti a sostenere coi ricavi della vendita dei biglietti. Nemmeno in minima parte.
Tra i più accesi oppositori c’era stato Michele Napoli che aveva denunciato il «regime di prorogatio» dell’affidamento diretto del servizio risalente al 2008 come «una cosa davvero inspiegabile».
«Questo consorzio continua a gestire il servizio da anni. E il bello è che questa amministrazione continua a raccontarci che è in crisi, che ci sono poche risorse. Cosa più di un bando di evidenza pubblica potrebbe essere allora più utile? Con un bando si potrebbe affidare il servizio a una società che fa un’offerta migliore. Noi no, dobbiamo continuare a spendere più di 10 milioni di euro per un servizio che comunque lascia isolati dei quartieri, per corse vuote».
Questa la denuncia dell’epoca che oggi sembra aver destato l’interesse della procura contabile.
Col risultato che il Comune alla fine dell’anno risultava sempre debitore per diversi milioni di euro e soltanto il contributo della Regione è riuscito a impedire il collasso del sistema molto prima.
Sì perché alcune delle clausole avrebbero costretto l’amministrazione ad accettare i diktat della società senza nessun margine di manovra, e tra gli investigatori c’è il sospetto che i contratti stipulati, nonostante tutti di visti di regolarità, poi tanto onesti non lo fossero. Convenienti ben che meno.
«Il Cotrab non rischia niente: ogni tanto aumenta i costi, assume e licenzia. Tutto a spese dei contribuenti». Era il leit motiv delle intemerate dell’ex consigliere Imbesi.
Ma di fronte a un capestro del genere cosa avrebbe dovuto fare l’amministrazione? Rescindere il contratto in maniera unilaterale e indire una nuova gara? E se non l’ha fatto perché? Chi dovrà assumersi la responsabilità di questo?
Si parla di milioni e milioni di euro di un ipotetico danno erariale. A rischiare c’è chi ha guidato il Comune negli ultimi anni, ma anche tra funzionari e dirigenti del Comune c’è da scommetterci che in molti non dormiranno più sonni tranquilli.
l.amato@luedi.it
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