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LUI è Piero Mastroberardino, un cognome importante. E’ il “re” del vino in Irpinia, un’azienda storica e molto importante per tutto il panorama enologico italiano. Ma Mastroberardino non è solo un imprenditore del vino, è anche docente di Economia e Gestione delle Imprese. Conosce i meccanismi di sviluppo di un territorio partendo dalla sua stessa vocazione. E’ anche un punto di riferimento importante per molti addetti ai lavori. Ed è proprio lui a lanciare una stoccata importante al governo Renzi sulla questione petrolio.
L’Irpinia infatti sta combattendo da un paio di anni per evitare che le compagnie petrolifere si possano estendere sul territorio campano, e la battaglia ha interessato non solo gli ambientalisti, ma scienziati, imprenditori e cittadini. Tutti quanti compatti nel valutare la questione petrolio come altamente impattante per la produzione delle eccellenze, soprattutto gastronomiche, ma anche naturali, del territorio.
Questa volta è toccato proprio a lui entrare nell’argomento parlando di Expo 2015. Lo ha fatto in una intervista a firma di Lara Tommasetta e pubblicata sul sito “Orticalab”.
Ed dentro l’intervista non si parla soltanto di Irpinia, ma anche di Val d’Agri e dell’eliminazione di quella «vocazione» territoriale che irrimediabilmente scompare con l’arrivo delle compagnie petrolifere.
«La vocazione di un territorio si costruisce – dice Mastroberardino – non è qualcosa che esiste a prescindere. E tanto ci si è riempiti la bocca parlando delle risorse di questo territorio, del suo sviluppo, ma se così è, se gli investimenti e gli sforzi degli ultimi 30 anni non sono stati vani, pensare oggi allo “Sblocca Italia” e a possibili interventi invasivi sul territorio sarebbe totalmente incoerente ed insensato». Lo Sblocca Italia ritorna ancora una volta come uno strumento altamente impattante sui territori e sì, andrebbe contrastato ma con un approccio certamente non fondamentalista. Almeno così dice Mastroberardino.
«Il mio è un atteggiamento laico, non sono un fondamentalista, non mi vedrete mai sfilare in strada con le bandiere o con i trattori in corteo a protestare, ma i danni di eventuali trivellazioni abbiamo già avuto modo di verificarli su altri territori come la Val d’Agri o Manfredonia, bisogna discutere della cosa, far luce sull’argomento e ragionare bene su questo pericolo.
E’ una battaglia che va combattuta a livello nazionale, non riguarda soltanto l’Irpinia, non sono solo le sue risorse ad essere minacciate. Oggi per l’Irpinia siamo ad un punto di svolta». una battaglia a livello nazionale che però riprende alcuni aspetti messi in campo negli ultimi mesi soprattutto sul territorio lucano. Il caso particolare è quello legato all’area del Vulture, dove si produce l’Aglianico e alcuni permessi di ricerca rischiano di vanificare lo stato di conservazione di quell’eccellenza e quei territori. Il timore principale è che con lo Sblocca Italia si possano velocizzare sensibilmente i tempi dei procedimenti per poter ottenere un permesso di ricerca nell’area del Vulture, mettendo così a rischio la produzione del vino del Vulture. C’è quindi un aspetto da analizzare: l’economia dei territori può esser ecompatibile con l’economia petrolifera?
v.panettieri@luedi.it
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