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Oltre un milione e mezzo di telespettatori hanno seguito, domenica sera, la puntata di Presa Diretta dedicata allo Sblocca Italia, che ha indagato anche in Basilicata.
La qualità dell’inchiesta è stata all’altezza del team guidato da Riccardo Iacona, che ha affrontato una serie di problemi legati alla legge. Abbiamo compreso, una volta per tutte e se ce ne fosse ancora bisogno, che la questione riguarda anche altri territori e che la Basilicata è un riferimento nazionale perché da noi si estrae, da venticinque anni, la maggior parte del petrolio italiano.
La redazione ha deciso di partire dalla manifestazione del 4 dicembre a Potenza, come a sottolineare la distanza tra la piazza, che chiedeva di impugnare l’articolo 38, e il Consiglio, che decideva di respingere la proposta di impugnazione.
Le modifiche effettuate da alcuni odg approvati e da emendamenti alla legge di stabilità, che modificano l’art. 38, soddisfano i nostri amministratori e permettono al Presidente Pittella di dichiarare, durante l’intervista al giornalista Procaccianti che «non ci saranno ulteriori pozzi, allo stato attuale, per quanto ci riguarda».
Un’affermazione che potrebbe essere accolta come una vittoria, ma che va analizzata con attenzione e verificata, posto che alcuni costituzionalisti sostengono che il parere della regione non sia vincolante e che altre sette regioni hanno già impugnato la legge.
A oggi i giacimenti lucani producono poco più di ottantamila barili al giorno, mentre gli accordi prevedono che si possa arrivare a 154.000, secondo la regione.
Questo numero non convince appieno (ad esempio l’inchiesta del Kilimangiaro parlava di 178.000 barili, citando una fonte ministeriale), ma significherebbe comunque un sostanziale raddoppio della produzione attuale.
Inoltre, la domanda che si pone Iacona e che dovremmo porci tutti, è che quando si analizzano i numeri economici, il costo dell’impatto ambientale non è mai calcolabile, in particolare per una regione come la nostra che punta su turismo ed eccellenze enogastronomiche. La puntata è andata benissimo dal punto di vista dello share ed anche sul web ha avuto moltissimi contatti, tra cui lo stesso Presidente che ha interagito in diretta.
Lo scambio più interessante, a mio avviso, è avvenuto con Piersoft (open data manager di Matera e membro della task force che ha seguito anche la liberazione dei dati regionali), che ha consigliato al Presidente di continuare l’operazione trasparenza sulla questione, rilasciando sul portale opendata regionale i dati del monitoraggio ambientale dell’Osservatorio Val d’Agri, fermi al 20 novembre. Ed è proprio dai dati che dovremmo partire per affrontare la questione in modo oggettivo, come ha spiegato anche Alice Giorgio della Fondazione Mattei durante un workshop dedicato ai dati del petrolio, in occasione dell’open data day di Matera.
Se ARPAB, Eni e Regione liberassero quotidianamente tutti i dati e le rilevazioni, i cittadini sarebbero più informati e potrebbero quantomeno essere al corrente della situazione oggettiva, al di là delle opinioni.
Da un mio articolo di qualche settimana fa è nata una proposta, condivisa con la direzione e inoltrata alla TGR qualche giorno fa, di un programma televisivo realizzato ad hoc per fare chiarezza sui dati in modo definitivo, in un confronto aperto e partecipato.
La speranza è che il servizio pubblico regionale, che è stato al centro di polemiche nel corso di questi mesi caldi, accolga la proposta e dia un esempio di apertura, trasparenza e innovazione. Tenere alta l’attenzione sociale sulla questione e informare in maniera trasparente, è un dovere che i media regionali non possono evitare di assolvere.
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