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IL TAR dà ragione alla Regione e blocca il progetto di costruzione del parco eolico da 30 megawatt nell’area di Vaglio, Tolve, Oppido e Genzano. A proporlo era stata la Elica energia Srl che già nel 2010 si era vista rifiutare il progetto di un altro parco eolico. 
In sostanza quanto rigettato riguarda la costruzione di un parco da 10 aerogeneratori per un totale di 30 megawatt. Ma questa sentenza del tribunale amministrativo è importante perché mette al centro del problema il cosiddetto “effetto selva” ovvero la possibilità che troppe pale eoliche, raggruppate insieme, possa diventare una sorta di “foresta” di metallo pronta a nascondere il paesaggio circostante. A dire la verità questa considerazione era stata già mossa dalla Soprintendenza in fase di valutazione del progetto per il rilascio dell’autorizzazione unica, tant’è che era stato chiesto alla società di modificare il progetto eliminando quattro delle dieci pale, da costruire peraltro in una zona dove di parchi eolici ce ne sono già tanti. Ma le continue opposizioni di Soprintendenza e amministrazioni comunali hanno spinto la società prima a modificare il progetto per ben due volte, poi a chiamare in causa il tribunale amministrativo regionale. 
E proprio ai giudici la società ha chiesto l’annullamento della delibera della Regione che ha espresso il giudizio negativo di compatibilità ambientale, del parere del comitato tecnico regionale che dispose la riduzione delle pale da 10 a 6, della delibera che respinge l’istanza di rilascio dell’autorizzazione e del verbale della conferenza dei servizi dove venne espresso giudizio negativo al progetto. 
E proprio sul concetto di “selva” l’idea, secondo i giudici non risulta «illogica», perché «l’addensamento di numerosi aerogeneratori nella medesima area lede sicuramente gli interessi pubblici, sottesi alla tutela dell’ambiente e/o del paesaggio».
Tra le altre cose che i giudici respingono, c’è la cosiddetta richiesta di censura. Secondo l’azienda nel procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale non possono essere effettuate valutazioni di carattere paesaggistico. La cosa viene smentita dai giudici che invece cita il procedimento amministrativo che in molti casi prescrive zla partecipazione del Ministero dei Beni Culturali a procedimenti di Via, sia “per l’autorizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili localizzati in aree sottoposte a tutela, sia “per gli impianti eolici con potenza nominale maggiore di 1 megawatt, anche qualora non ricadano in area sottoposta a tutela. Poiché la Valutazione di Impatto Ambientale implica scelte che coinvolgono rilevanti interessi pubblici di natura strategica e che perciò sono connotate da ampia discrezionalità, le relative decisioni non possono essere ritenute di mera gestione amministrativa, per cui non può ritenersi che la competenza, attribuita alla Giunta Regionale per la Via, violi il fondamentale principio della separazione tra indirizzo politico e gestione amministrativa».
Insomma, c’è un precedente importante sui parchi eolici della Basilicata, una sentenza che potrebbe fare “scuola” nei prossimi anni, sempre che non si voglia mettere definitivamente mano al piano energetico ambientale regionale.

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