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SIAMO la sesta regione più povera d’Italia, penultima per reddito familiare netto e la quinta regione d’Italia per “condizione di deprivazione”. Vale a dire che su 100 famiglie residenti il 30,5% non riesce a sostenere spese impreviste, ha arretrati nei pagamenti di mutuo e bollette, non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa, garantirsi un pasto adeguato, riscaldamento adeguato o l’acquisto di una lavatrice, una tv, un telefono o l’automobile.
Sul piano economico la Basilicata è un disastro: lo testimonia il rapporto istat 2015 “Noi e l’Italia”. Cento statistiche su altrettanti settori per cercare di capire in che stato versa l’Italia e la nostra piccola Basilicata. E’ anche vero che la lucania è al penultimo posto per tasso di mortalità per tumori, il 21,8% ogni 10mila abitanti, ma mancano le garanzie base. Il reddito, la sussistenza. Il tasso di disoccupazione è al 15,2%, vale a dire che siamo settimi nella classifica negativa, pesantissima invece la mancanza di lavoro giovanile tra i 15 e i 24 anni. Più della metà dei ragazzi residenti, il 55,1%, non lavora e attesta la Basilicata al secondo posto per disoccupazione giovanile. Quindicesimi per occupazione tra i 55 e i 64 anni, con il 42,5% di lavoratori in questa fascia d’età, diciassettesimi se si guarda alla più ampia fascia di lavoratori tra i 20 ai 64 anni con il 49,9% di persone con un lavoro. Troppo pochi. In più la Basilicata è una regione piena di lavoratori irregolari, in nero (siamo al terzo posto) con oltre il 22% di persone che si mantengono senza un contratto mentre ci guadagnamo l’ottavo posto per numero totale di dipendenti a tempo determinato con il 14,6%. Insomma, la Basilicata rappresenta una regione in affanno, povera, incapace di dare lavoro stabile e duraturo. Si preferisce dare lavoro in nero o stabilire contratti a tempo determinato. E la cosa pubblica però spende, e molto: più di 10mila euro per abitante. Un nastro di Mobius fatto di sostegno ai cittadini e mancanza di sviluppo e di istruzione. Il 43,3% della popolazione residente in Basilicata tra i 25 e i 64 anni ha al massimo il diploma di scuola media mentre solo il 21,3% dei 30-34enni ha una laurea. Tutto questo anche se sul piano della spesa pubblica per l’istruzione siamo al quarto posto con l’impegno del 6,8% del pil. Ma c’è anche chi è completamente fuori da ogni statistica: chi non lavora e non studia: in Basilicata siamo al 31,9% tra i ragazzi nella fascia d’età tra 15 e i 29 anni.
Anche il welfare è un disastro: i Comuni spendono pochissimo, lo 0,35% con solo il 31% di amministrazioni che hanno organizzato servizi all’infanzia. E siamo anche una delle regioni con i più bassi tassi di pensionamento. Sul fronte cultura invece siamo la regione che meno legge i quotidiani cartacei e online. La quota di spesa per ricreazione e cultura presenta una discreta variabilità territoriale. Si spende pochissimo per la cultura nelle famiglie. E anche qui la Basilicata è record negativo con il 6,4% di spesa familiare per la cultura e la “ricreazione”.

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